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Pignoramenti, giù le zampe dagli animali

Il cane è il miglior amico dell’uomo, eppure, secondo il Codice Civile, è solo un oggetto. Non molto diverso, quindi, da un tostapane, una sedia  o un frigorifero. Un’anomalia che è contro il buonsenso e l’esperienza di qualsiasi essere umano degno di questo nome e che produce anche “straordinari” paradossi. Così, può capitare che, chi ha gravi problemi economici, oltre a perdere la casa e l’auto, si veda portar via anche il fedele compagno a quattro zampe. Un rischio sempre più tangibile per 4 italiani su 10, se si considera che, a seguito della crisi, i pignoramenti hanno superato i 5.000 l’anno.
 
#giulezampe è l’hashtag con cui è stata promossa online una petizione per chiedere l’impignorabilità degli animali domestici. A lanciarla, Tessa Gelisio, popolare conduttrice televisiva e la Lega Nazionale per la difesa del cane. L’iniziativa ha colpito l’opinione pubblica, evidentemente già sensibilizzata al tema, coinvolgendo circa 110.000 persone. Da qui, si è innescata una sorta di reazione a catena. «Il ministro Orlando, condividendo la necessità di superare l’attuale impostazione legislativa e cancellare la pignorabilità degli animali di affezione, ha spiegato che a tale scopo è pronto un emendamento del governo concordato anche con il ministro dell’Ambiente Galletti all’art. 6 del Collegato Ambientale ora in discussione al Senato».A parlare è Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera.
 
«Le nuove norme italiane che puniscono il maltrattamento degli animali non si conciliano con l'equiparazione tra animali e cose», sottolinea infatti avvocato Michele Pezone, (responsabile diritti Animali della Lega Nazionale per la difesa del cane). «Se l’articolo 514 del codice di procedura civile vieta il pignoramento dei beni che hanno valore affettivo, come la fede nuziale, non si vede come si possa invece ritenere pignorabile un animale domestico che da anni vive insieme al suo proprietario. Il pignoramento deve colpire il patrimonio del debitore e non i suoi sentimenti. In questo caso, poi, alla violenza psicologica sul proprietario si aggiunge le sofferenza che si infligge all’animale, sradicato dal suo ambiente per destinarlo a non si sa quali strutture in attesa di una improbabile vendita all’asta».
 
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Verso un consumo più consapevole: i GAS

Il tempo da dedicare agli acquisti alimentari è spesso risicato. Si fa la spesa nei ritagli di tempo, rischiando così di riempire il carrello dando più ascolto alla pancia (in senso sia metaforico che letterale) che al cervello. Non tutti, infatti, riescono a stilare una lista della spesa e andare al supermercato a stomaco pieno. Ancor più difficile, quindi, effettuare acquisti ragionati, assicurandosi prodotti di provenienza certificata, biologici, magari con un occhio di riguardo anche al discorso equo-solidale. Il rischio è quello di accontentarsi di ciò che offre la grande distribuzione e di badare poco alla qualità dei beni acquistati. Un’ ottima soluzione a questo problema è rappresentata dai GAS (acronimo di Gruppi d’Acquisto Solidale), comunità spontanee di persone che si rivolgono direttamente ai fornitori, mirando ad effettuare acquisti equi, solidali e sostenibili, nell’ottica di un consumo critico e consapevole.

Come funziona?

Ogni GAS è strutturato in maniera differente. Alcuni gruppi, ad esempio, richiedono una quota d’iscrizione annuale (il più delle volte si tratta di una cifra simbolica). Settimanalmente gli organizzatori inviano tramite e-mail un file che riporta la lista dei prodotti disponibili con il rispettivo prezzo e ogni membro può compilare la propria lista della spesa virtuale, segnando la quantità di prodotti desiderata. Il giorno stabilito avviene la consegna nel luogo di ritrovo concordato e si paga l’importo dovuto.

Perché dovrei aderire a un GAS?

Le ragioni sono numerose. Bisognerebbe considerare il GAS come uno strumento per iniziare a mettere in atto una serie di relazioni virtuose. Il primo beneficio che se ne trae è legato al piacere personale: vi è mai capitato di acquistare frutta bellissima ma del tutto insapore? Ecco, grazie ai GAS potreste riscoprire il vero gusto dei cibi. In secondo luogo si favoriscono le aziende che applicano tecniche di coltivazione e di allevamento sostenibili e che garantiscono condizioni di lavoro decorose, con evidenti giovamenti per uomini, animali e ambiente.     

                                                                                                                                

E poi provare non costa nulla. Quando ci rechiamo al supermercato ci sentiamo protetti e girovaghiamo tra gli scaffali al sicuro nella nostra comfort-zone, ma perché non provare a cambiare?

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Swap party: quando baratto fa rima con guadagno

Puntuale come un orologio svizzero, con l’arrivo della primavera, l’imperativo diventa mettere da parte sciarpe, piumini e maglioni per far spazio a camicette, gonnelline e shorts. Peccato che il cambio di stagione porti con sé un’amara verità: non indosseremmo buona parte di quello che è contenuto nell’armadio neanche sotto tortura. Facciamo quasi fatica a credere, di aver comprato noi quelle cose. Non ci piacciono più e vogliamo solo sbarazzarcene. La buona notizia è che oggi c’è un modo divertente per farlo, unendo l’utile al dilettevole e, in un certo senso, guadagnandoci. Stiamo parlando degli swap party, incontri finalizzati a barattare vestiti, accessori, e oggettistica varia che altrimenti finirebbe nel cassonetto dell’immondizia. Insomma, un modo alternativo di far girare l’economia. Sostenibile e a costo zero.
 
Sei incuriosita e vuoi organizzare uno swap party? Ecco le regole d’oro per non tornare a mani vuote e accontentare tutte le partecipanti.
 
1) Invita amiche e conoscenti e suggerisci loro di fare altrettanto. Il passaparola moltiplica le partecipanti … e gli oggetti da scambiare. Così, aumentano esponenzialmente le possibilità di scovare oggetti interessanti.
 
2) Proponi un tema (“Benvenuto autunno”) e stabilisci il numero minimo e massimo di oggetti che ciascuna può proporre.
 
3) Assicurati che quello che baratterai sia pulito e in buono stato.
 
4) Suddividi al meglio lo spazio della stanza che ospiterà lo scambio, allestendo bancarelle e zona camerini.
 
5) Scegli insieme alle altre a chi destinare ciò che non viene scambiato (enti benefici, riciclo).
 
Ps: non dimenticare di organizzare un rinfresco per recuperare le energie impiegate, e porta con te una macchinetta fotografica. Non vorrai mica dimenticare i momenti più comici e buffi dello swap party?
 
Continua...

 

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