Aggiungi valore alla natura ☢

Natura vs chimica: la classifica dei rimedi a costo zero della nonna

La nonna è sempre la nonna, e la sua intraprendenza nel “fai da te” casalingo può essere sorprendente. I rimedi sono tanti, mi limiterò a elencarne alcuni che possono sembrare astrusi, ma che se testati, funzionano. Poi riflettiamo: non ci siamo stancati di tutti i prodotti chimici che puntualmente utilizziamo in casa? E quanto costano tutti questi trattamenti?
 
 
1) La Coca-Cola come sgorgante idraulico
Aneddoto personale piuttosto divertente. Mia nonna - e come lei mia madre - sono sempre state grandi sostenitrici del fatto che la Coca-Cola possa causare l’ulcera. Dato che i lavandini non sono delicati come lo stomaco o l’intestino umano, le due onorevoli signore hanno deciso di provare se la bibita era in grado di liberare dal calcare e altri ingorghi il povero lavandino. Ha funzionato. E così io ho smesso di bere la Coca-Cola, che successivamente si è rivelato essere anche un ottimo antiruggine. Guarda il video

 
 
 
Inutile dire che non appena vedo qualcuno che beve la Coca-Cola, ora cerco di redimerlo.
 
2) Il fondo del caffè e i suoi molteplici usi
La voce di mia nonna impera ancora nella mia mente: «mettilo da parte il fondo del caffè, che poi ti faccio vedere cosa possiamo farci». E questa frase spunta fuori tutte le volte che preparo la moka.
Vogliamo elencare? Il filtro di polvere bagnata nei vasi. Sapete perché fa bene alle piante? Perché il caffè contiene in media, il 1,54% di azoto, elemento particolarmente gradito dalle piante, che lo ottengono attraverso il terreno. 
La polvere utilizzata come antiodore. Avete presente quanto vi sentite male al pensiero di dover mettere in frigo una cipolla tagliata? Oppure quando aprendo il frigo, e la zaffata di qualcosa che è andato per il peggio vi aggredisce, e la puzza sembra imbattibile? Beh, il fondo del caffè risolverà il problema. Non so come mai, ma ha il potere di assorbire tutti gli odori. 
Abbatte le formiche. Ebbene sì, signore e signori. La polvere del caffè combatte le formiche. Ancora meglio: elimina le macchie da pavimenti e mobili, sopratutto quelle create da bevande zuccherine.  Niente più terrore di dover dire alla mamma che la tazza della cioccolata calda ha lasciato una macchia indelebile sul tavolo. Caffè, ecco la risoluzione.
 
 
3) Il limone e il portento
Tutti sanno quanto le cuticole siano indisponenti, ma noi donne abbiamo una fissazione per quelle dannate “cosine” ( io le chiamo così, quando mi arrabbio). Quanti soldi abbiamo speso in attrezzature, creme e compagnia per riuscire a liberarcene? Troppi. Beh, ora possiamo risparmiare: il limone, se spremuto in una vaschetta d’acqua calda, facilita la rimozione o la “scalzatura” delle cuticole. Senza asportarsi anche la pelle delle dita. 
Vogliamo parlare del limone come disinfettante? Regalo la stessa sensazione dell’acqua di mare su una sbucciatura, però funziona. 
Anche il limone, così come il caffè, è un toccasana per i cattivi odori in frigo.
 
Provare per credere.
 
(Continua)
 
 
 
 
  
 
Continua...

Non ci pensare più, c’è la raccolta differenziata …

Hai mai fatto veramente attenzione a dove butti i tuoi rifiuti?
 
Siamo onesti: quanti di noi possono dire di essersi posti questa domanda? 
Io no, quattro volte su cinque, se in mano oltre a una bottiglietta di plastica ho anche un pezzo di carta accartocciata, butto tutto nel medesimo sacchetto. E poi chi ha la voglia di mettere la mano nel cestino  per recuperare un misero pezzo di carta, magari unto con l’olio della scatoletta di tonno che - rigorosamente - ha dimenticato di sciacquare? 
 
“È solo un pezzetto di carta, che sarà mai”, ma cosa succede se a dirlo siamo in dieci, se non in venti? 
Ecco, io comincerei a temere. Pensateci: la prossima volta nel posto sbagliato potrebbe esserci la bottiglietta di plastica, “abbandonata” nel sacchetto della carta da cui abbiamo dimenticato di toglierla prima di buttare il tutto in quei cassonetti gialli che ci sono simpatici solo perché non ci uccidono con temibili  “sfiatate” ogni volta che li apriamo.
 
Probabilmente l’unico sacchetto che non puoi confondere è quello del biologico, (o dell’umido, o come volete chiamarlo). Tutti sappiamo che lì dentro ci vanno i filtri del caffè della buona vecchia moka, i gusci delle uova, i resti delle verdure – a meno che tu non abbia da sfamare il pollame- e tutto quello che tecnicamente deriva da Madre Natura. 
Ecco, definirei il biologico la redenzione della raccolta differenziata:  se sbagli la raccolta dell’umido, o sei disattento, oppure non lo fai, molto semplicemente. 
 
Poi ammettiamolo: chi come me vive in campagna probabilmente è, in un certo senso, facilitato in quanto, ad esempio, può buttare i torsoli di mela e le bucce delle arance nella fossa del compost in quanto biodegradabili. In città, a Siena per esempio, il colore del sacchetto invita all’attenzione: non dico che ci siano borse di plastica con colori fluo o fosforescenti oltremodo appariscenti, ma il violetto, il verde e il rosa favoriscono l’attenzione. 
 
Si parla solo di questo: attenzione. E magari anche una sana dose di rispetto per l’ambiente e per il resto dell’umanità, perché l’inquinamento nuoce a tutti, in un modo o nell’altro. 
È bene essere attenti a non produrre quantità eccessive di rifiuti, perché comunque la difficoltà di smaltimento permane, così, dobbiamo darci al “riciclaggio fai da te”. A Roma, nell’atrio della Stazione Termini, mi ha colpita l’immagine di una bottiglietta di plastica che diceva: «anche dopo che mi avrai svuotata, continuerò a essere una risorsa». Per quanto mi riguarda, io continuo a utilizzarla finché l’acqua che c’è dentro non sa di plastica, a quel punto forse posso ritenere il caso di smaltirla, ma solo allora, non prima.
 
La buona volontà del cittadino - perché alla fine è anche di questo che si parla -  nei confronti della raccolta differenziata, deriva anche dalla complicità della città o del comune di residenza. Lo scorso anno Legambiente ha premiato i comuni detti “ricicloni”, cioè quelli che hanno raggiunto il 50% nella raccolta differenziata, o perfino superato il 65%, tetto stabilito dal decreto legislativo 152 del 2006. Naturalmente ci sono regioni particolarmente virtuose: Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Quest’ultimo è presente nella “Top 100”  delle località con il più alto tasso di raccolta differenziata e la più bassa produzione di rifiuti pro-capite non solo con i piccoli comuni, ma anche con i capoluoghi. Intanto, anche le Marche stanno scalando la classifica, a seguito della decisione di imporre un tributo di 20€/tonnellata per tutti i rifiuti urbani destinati alla discarica. (Fonte Legambiente)
 
 
 
Seguici su
 
  
 
Continua...

Le "idee verdi" e la natura: l'orto sinergico e i suoi vantaggi

La mia generazione sembra aver dimenticato quello che era tanto caro nelle generazioni passate, forse perchè troppo impegnata nella digitalizzazione, ma qualche tempo fa, un esempio poco lontano da me mi ha illuminata nel campo delle Green Ideas: l'orto sinergico.
L'ho scoperto osservando mia madre e il suo darsi da fare nella contemplazione del suo orto; contemplava e ogni tanto lavorava, dava l'acqua e dissodava il terreno, ma finiva tutto lì.
 
 Perchè una tale stranezza? Quando si è curiosi si desiderano delle risposte e ed è giusto insistere fino a che non si ottengono; quella che si può avere può essere spiazzante e lasciare oltremodo confusi. La risposta è stata: agricoltura sinergica, Masanobu Fukuoka, biodiversità.
Queste tre parole mescolano dando vita a una delle Green Ideas più in voga fra gli ortocultori biologici: un orto autosufficiente eccetto per l'apporto d'acqua. 
Buffo vero? Per decenni le industrie si sono rincorse per creare il pesticida, il diserbante, il fertilizzante "migliore", tutto questo per poi scoprire che basta accostare due tipologie di piante che combattano le una i parassiti delle altre per risolvere la faccenda.
 
Tutt'ora tantissime persone continuano con ricorrenza annuale o biennale a comprare le piantine, quando basterebbe lasciare che le loro fioriture garantissero una nuova vita. Questa era definita da Masanobu Fukuoka "l'agricoltura del non fare". Il tutto deriva dalla semplice osservazione dei processi naturali e dalla presa di coscienza che è necessario mantenere il suolo come organismo autonomo in grado di rigenerarsi, mettendo in relazione i diversi elementi in modo che possano essere equilibrati e protetti. Non solo questo approccio garantisce un adattamento graduale della pianta al terreno e quindi anche una sua modificazione (sempre graduale), ma aiuta anche a non intossicare la terra e conseguentemente le falde d'acqua; dando poi vita alla rincorsa continua che è il ciclo naturale.
Quindi non solo si protegge il terreno, le acque, ma anche la biodiversità e tutte quelle specie che vengono sterminate o spinte a un continuo processo di modifica.
 
Ma non è solo la protezione  del terreno che è favorita dall’agricoltura sinergica: grazie agli strati di paglia applicati sul terreno sovrastante le radici, il suolo non rischia mai di ritrovarsi senza acqua o senza quel minimo quantitativo di umidità necessario per la vita dei microorganismi, la cui funzionalità e utilità è indiscutibile. 
 
Certo, l’assenza di pesticidi può portare qualche lumaca golosa verso la tua insalata, ma ci sono metodi, naturali e risolutivi anche per questo: la cenere, posta sopra e sotto lo strato di paglia che ricopre le radici delle nostre piante. 
A lungo andare potresti ritrovarti con un terreno povero di azoto, ma non per questo devi buttarci sopra una bomba chimica per farlo riprendere, basta che fra una pianta di pomodoro e l'altra inserisci una leguminosa, che oltre a garantire il continuo apporto di azoto al terreno, sviluppa anche dei parassiti che sono nemici di quelli che attaccano le Solanaceae.
 
Quindi non solo è naturale, ma è meno faticosa, aiuta la perseveranza e la pazienza- fidati ce ne vuole tanta-, aiuta il terreno non inquinandolo. Perchè non provare?
 
 
Seguici su
 
  

 

Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci