Lavorare 2.0

Italiani e lavoro: vorrei ma non posso

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. 
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
 
Leggo e rileggo il primo articolo della nostra -ben scritta- Costituzione e non smetto di ridere. 
Eppure è un ridere amaro, irritato, nauseato.
La parola lavoro, associata all’Italia, ha quasi il sapore del ridicolo al momento. 
 
Ma stiamo tranquilli, perché ci pensa Mr. Bean a risolvere tutto. Ci sta portando alla rinascita. Dice che la crisi si è allontanata.
Lui ovviamente riesce a constatarlo con mano da quando si è seduto sulla sua comoda poltrona eletto con convinzione dagli Italiani. D’altra parte lo dice proprio la Costituzione che la sovranità appartiene al popolo e che la esercita pure… ah no? Non è andata propriamente così??? Stranissimo…
 
Sorprendente leggere che poi, nonostante “l’utilissimo” Job Act (che poi usare la nostra bellissima lingua no, vero? Che già con i suoi tentativi di comunicare in inglese ci ridicolizza ogni volta) sfioriamo ancora il 30% di tasso di disoccupazione! E la cosa peggiore, leggevo Salzano e dati Eurostat, è che circa 4,5 milioni di italiani nel primo trimestre del 2015 ha smesso di cercare.
Aumentano i “vorrei ma non posso”.
 
Abbiamo perso anche le speranze? Perché in questo caso sarebbe come essere già clinicamente morti...
La motivazione principale sembra essere proprio lo scoraggiamento. 
Complimenti Italia! Siamo per una volta in pole position in Europa. Percentuale di scoraggiamento anche più alta della Bulgaria.
Sempre da Salzano, pare che per ogni 100 lavoratori ce ne siano 15 che cercano un lavoro e 20 che vorrebbero lavorare ma hanno smesso di cercare perché sfiduciati.
Ora, al di là della fin troppo semplice critica ai “vertici”, personalmente credo che la problematica sia di ben più ampio raggio.
Sono gli scenari a essere cambiati, lo sfondo sociale e valoriale all’interno del quale ci muoviamo.
 
Eravamo un popolo dalle molteplici risorse che rispettava le sue radici e ne aveva cura; che faceva della sua storia il proprio vanto ed il proprio nutrimento.
Eravamo capaci di costruirci e riedificarci. Eravamo saturi di contenuti.  Abbiamo sacrificato l’appartenenza a favore dell’apparenza.
Sapevamo scrivere, parlare, creare, “sporcarci onestamente le mani” con le attività più umili pur di lavorare e ne andavamo fieri. Avevamo dignità e rispetto. 
La crisi oggi è una realtà, ma credo anche che rappresenti uno scudo, una sorta di giustificazione dietro la quale celare la nostra caduta libera, il nostro disimpegno, il nostro appiattimento, lla nostra crescente accidia.
Eravamo il popolo delle eccellenze. Oggi viviamo solo di quella eco che non siamo in grado di ristorare. Non conosciamo, non ci informiamo non ci attiviamo.
 
Ci hanno progressivamente spento i sogni, e, peggio ancora, le menti.
E di questo passo sarà sempre più semplice manovrarci e azzerarci pensieri autonomi.
Mentre facciamo la fila davanti a una delle boutique più chic per spendere gli ultimi spiccioli che ci restano, pur di apparire al top, c’è chi si occupa dei nostri interessi facendoli diventare i propri.
Ma che ci importa, alla fine la borsa super glamour è nel nostro armadio e...
 
«Ehi, guarda lì… cercano personale per il turno di notte, disponibilità immediata...
Beh… di notte? Subito? Ma come faccio? Ho già prenotato le vacanze… e poi io la sera ho la palestra poi devo riposare… E se lavoro di notte come faccio a dedicare tempo agli amici e al fidanzato?. Questo paese non offre nulla!».
 
 
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La notte è piccola? Non per loro…

Chi l’ha detto che divertimento e vita notturna siano sinonimi di distruzione psicofisica fine a se stessa? Due ragazzi under 30 di Monza Brianza, Edoardo Mulfari e il suo amico Reda, hanno dimostrato il contrario. Questa è la storia de La Noche, specializzata nell’organizzazione di eventi e serate a tema. Partito come un esperimento, nei suoi primi tre (gloriosi) anni di vita ha dimostrato che prendere il divertimento sul serio è possibile, ben oltre l’immediato gioco di parole.
 
«Era marzo del 2012. Io e Reda frequentavamo un locale che si chiama Stregatto. Il proprietario ci sfidò a organizzare qualcosa di nuovo e sorprendente. Da qui l’idea di una serata a tema messicana, che i presenti apprezzarono parecchio. La Noche deve il suo nome proprio a questo primo evento che ci ha fatto scoprire una passione davvero forte». A parlare è Edoardo, e il suo racconto trasmette un mix di entusiasmo e concretezza tangibile, quasi a livello epidermico.
 
Sin da subito Edoardo e Reda capiscono che puntare sulla grafica e sulle storie da raccontare, la loro e quelle di molte altre persone del “popolo della notte”, può essere la strategia vincente. «Così, io ho iniziato a curare il blog, grazie ai consigli e le dritte di mio fratello Diego, che già aveva dimestichezza con Wordpress».
 
Molti i punti di forza delle serate de La Noche: chi partecipa paga solo il drink, e ha l’occasione di socializzare in un contesto a metà tra la discoteca e il pub. 
«L’aspetto interessante è che siamo riusciti a inserirci in uno spazio lasciato vuoto dalla concorrenza. Infatti, nel nostro settore non sono in molti a investire sulla comunicazione digitale. In un certo senso, abbiamo innovato. Abbiamo colto il cambiamento dei tempi, anche perché nel 2012 il settore era in calo e, passo dopo passo, abbiamo ‘sgretolato’ il campanilismo che caratterizza i paesi della zona tra Monza e Brianza. Siamo partiti in due … e siamo diventati 2005!». 
Oltre a Edoardo Mulfari e Reda, il nucleo stabile de La Noche  è composto da Giulia, che si occupa dell’abbigliamento dello staff e del profilo Instagram. A loro si aggiungono, di volta in volta, vari collaboratori esterni. Quotidianamente infatti, loro vengono contatti da ragazzi che vogliono iniziare a farsi conoscere proponendo selezioni musicali. Il target è compreso tra 20 e 30 anni.
 
«Il nostro scopo è creare e rafforzare un brand, non puntare semplicemente sulle  pubbliche relazioni. Questo perché un marchio si evolve, a differenza delle persone che, per ovvi motivi, hanno una “naturale” scadenza».
E ora qual è il prossimo traguardo di Edoardo e i suoi? «Fra poco discuterò la mia tesi in Marketing e Organizzazione degli Eventi. A quel punto con gli altri decideremo il da farsi, perché la creatività è fondamentale, e i risultati ottenuti finora lo hanno dimostrato, ma gli investimenti sono le ‘gambe’ su cui le idee camminano. E finora siamo riusciti ad andare avanti principalmente grazie ai proventi che siamo riusciti a generare. L’unico ‘aiuto esterno’ è stato quello di due sponsor».
 
In un Paese come il nostro che lamenta “un’emorragia” di talenti e giovani energie, progetti come questo andrebbero sostenuti e incoraggiati. L’intraprendenza e l’inventiva sono un valore aggiunto e una specie “in via di estinzione”. Perciò se qualche investitore e/o business angel ha letto l’intervista è avvisato! Li conviene puntare su questi ragazzi.
 
 

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Sei disoccupato? Fai domanda per coltivare la terra. 3.000€ al mese

Hai perso il lavoro e non riesci a sbarcare il lunario? Ecco un'opportunità di lavoro all’estero e nello specifico in Svizzera, dove l‘Unione Svizzera dei contadini (un pò come la nostrana Coldiretti), ha aperto le selezioni per la raccolta nei campi. La notizia è stata diffusa direttamente da uno dei rappresentanti degli agricoltori elvetici che ha espresso la necessità di dover selezionare contadini per la raccolta nei campi, selezione resa difficile dal fatto che ad oggi, è difficile trovare delle persone che vogliano svolgere questo mestiere.

Gli esponenti dell’Unione dei contadini,  hanno riferito che l’assunzione è rivolta espressamente a lavoratori provenienti da altri paesi che hanno voglia di venire a lavorare in Svizzera e in quel settore specifico.
Ai candidati selezionati verrà offerto un contratto di lavoro con una retribuzione pari a 2.300 franchi per il primo mese e 3.200 franchi dal secondo in poi, ovvero 2.000 euro per il primo mese e circa 3.000 euro a partire del secondo.

Ecco tutti i posti da occupare. Clicca qui

Per contattarli direttamente
Unione svizzera dei Contadini
Laurstrasse 10
5201 Brugg
T +41 (0)56 462 51 11
F +41 (0)56 441 53 48
 
Attenzione, però!
Al momento l'Unione Svizzera dei contadini riceve molte richieste dell'Italia e da altre nazioni dell'Unione Europea di persone che cercano lavoro riferendosi agli articoli apparsi sui giornali in questi ultimi giorni.
 
Simona

 

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