Lavorare 2.0

Cosa fare dopo la maturità? Alcuni consigli utili

Finiti gli esami di maturità ci troviamo a dover scegliere tra proseguire gli studi, oppure iniziare a lavorare. La scelta non convinta di andare all’Università può sfociare in una perdita di tempo. 
 
Nel primo caso è meglio scoprire l'offerta formativa di eCampus
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Nel far partire le nostre ricerche dobbiamo però considerare che con il diploma non abbiamo nessuna esperienza nel campo del lavoro, dunque, il nostro obiettivo  diventa principalmente quello farsene una per poi potersi inserire nel relativo mercato.
 
Se invece si vuole iniziare a lavorare occorre fare una scelta differente.
 
In che modo? 
Il primo passo da compiere è certamente quello di registrarsi presso un Centro di impiego. In questo modo potremo avere contatti con tutte le aziende che ricercano lavoratori alla prima esperienza ma che fanno formazione proponendo tirocini, contratti formativi e apprendistati.
 
I settori più richiesti sono quelli dell’agricoltura, del turismo e il settore ricreativo ricettivo. Pertanto, la ricerca si concentra su figure come quella del cameriere, del bracciante, della baby sitter, dell’hostess o Stewart. 
Tuttavia, i migliori diplomi e cioè quelli che consentono un più facile ingresso nel mercato del lavoro rimangono quelli di perito informatico o elettronico, quello di ragionere, informatico e geometra.  Si ha la possibilità di affiancarsi ai professionisti esperti oppure di inserirsi in quelle aziende “innovative”, particolarmente nel settore della tecnologia, che cercano giovani da formare.
 
Tra i contratti più diffusi per i neodiplomati ci sono quelli di tirocinio per un massimo di sei mesi, la cui retribuzione va dai 300 e i 600 euro mensili, il part time che offre la possibilità di continuare a studiare contemporaneamente e i contratti stagionali.
Infine, e come valida alternativa dopo la fine della scuola, c’è sempre l’esperienza di studio o lavoro all’estero.
Quali sono i vantaggi? Imparare una lingua ma soprattutto ci si arricchisce professionalmente  conoscendo abitudini diverse dalle nostre.
 

Simona

 

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Disoccupazione: in arrivo nuovi sussidi. Forse

Si chiamano Naspi e Asdi e sono ammortizzatori sociali riservati ai dipendenti che hanno perso il lavoro e a coloro che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa. E’inoltre previsto un assegno di disoccupazione sperimentale valido solo per il 2015.
Buone notizie dunque! Peccato che  l'Inps non si sia  ancora espressa sulle modalità per fare domanda al fine di ottenere il sussidio Naspi e per quel che riguarda l'Asdi, si attende, per l’attuazione concreta, un provvedimento interministeriale.
 
Questi ammortizzatori, previsti dal Jobs Act a partire dal 1 Maggio, vanno associati alla già prevista e regolata indennità di disoccupazione per co.co.co e co.co.pro (qui tutti i dettagli).
La Naspi (la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), ha come obiettivo quello di dare  un sostegno ai lavoratori dipendenti che hanno perso il posto. L’Asdi, invece, introdotta in via sperimentale per il 2015, intende venire incontro ai disoccupati che, esaurita la Naspi, siano ancora senza lavoro e in gravi difficoltà economiche.
 
Ma vediamo quali sono i requisiti della previsti dalla Naspi prendendo spunto da un’articolo de “Il fatto quotidiano”:
Questa indennità, come abbiamo già accennato, è riservata ai lavoratori dipendenti che perdono il posto di lavoro in modo involontario a partire dall’1 maggio, ma ne potranno usufruire anche gli apprendisti, gli artisti con contratto di lavoro dipendente e i soci lavoratori di cooperative di produzione lavoro. 
Il sussidio potrà essere chiesto anche dai dipendenti che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, secondo i termini di legge, e nei casi di risoluzione consensuale del contratto durante la procedura di conciliazione obbligatoria.
Non potranno fare domanda coloro che sono stati assunti a tempo indeterminato dalle pubbliche amministrazioni e gli operai agricoli, che seguono normative specifiche. 
 
Ulteriore requisito per avere accesso alla Naspi è che il richiedente, oltre ad essere disoccupato, abbia versato i contributi per almeno 13 settimane nei quattro anni precedenti la perdita del lavoro e che abbia lavorato per almeno 30 giorni nei dodici mesi prima dell’evento di disoccupazione. Il beneficiario dell’indennità sarà poi vincolato a partecipare alle iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai centri per l’impiego. In caso contrario, l’erogazione del sussidio sarà interrotta.
Per ciò che concerne la modulistica, come abbiamo anticipato non è ancora pronta (probabilmente lo sarà a giorni) poiché l’Inps non ha, ad oggi, ancora pubblicato la circolare attuativa.  Quello che è certo è che la richiesta andrà inoltrata all’istituto, solo in via telematica, entro il termine di 68 giorni dalla perdita del lavoro.
Per quanto riguarda l’ammontare del sussidio possiamo dire che dipenderà dalla retribuzione del richiedente.
 
Difatti se questa non supera i 1.195 euro (valore relativo al 2015 e rivalutabile annualmente), l’indennità sarà pari al 75% di questa cifra. Se invece il tetto viene superato, a questo valore bisogna aggiungere il 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e 1.195 euro. A ogni modo, l’importo del sussidio non può superare i 1.300 euro nel 2015 e anche in questo caso si tratta di una cifra da rivalutare ogni anno. Infine, bisogna ricordare che il valore dell’assegno viene ridotto del 3% ogni mese, a partire dalla quarta mensilità di fruizione.
Durata dell’assegno: Per calcolare la durata della Naspi, bisogna prendere il numero delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni e dividerlo per due. Ma dal conteggio vanno esclusi i periodi che hanno già dato luogo all’erogazione di altre indennità di disoccupazione. In ogni caso, l’erogazione del sussidio non può superare i 24 mesi fino al 2016. Dal 1 gennaio 2017, la durata massima dell’indennità sarà ridotta a 18 mesi.
 
Per l’Asdi, pensata  per coloro che hanno esaurito la Napsi, il sussidio sarà concesso a  quei disoccupati che si trovino ancora senza lavoro e in condizioni di particolare disagio economico, secondo i parametri Isee. 
Si darà la priorità ai disoccupati con figli minorenni e a quelli prossimi al pensionamento.
Tuttavia , come per la Naspi, la richiesta è subordinata alla circolare Inps che questa volta seguirà dei tempi più lunghi poiché dipenderà dall’emanazione di un decreto interministeriale che disciplini la materia.
Durata dell’assegno: la durata massima dell’Asdi sarà di sei mesi 
Ammontare del sussidio: l’importo corrisponderà al 75% dell’ultimo trattamento Naspi. Ed anche in questo caso il disoccupato dovrà partecipare ai corsi di formazione, di orientamento e di ricerca attiva di una nuova occupazione, proposti dai centri per l’impiego: in caso contrario, il sussidio non gli sarà erogato.
 
Simona
 

 

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Vuoi avere successo online? Il fallimento fa parte del gioco

Nell’epoca di Internet nessuno può dirsi “arrivato”. Il termine è ormai completamente superato, considerando che la tecnologia ha ridefinito i ritmi di vita e lavoro accelerandoli. Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato la storia di Diego Mulfari e dell’azienda di famiglia, esempio concreto di come sia possibile affrontare la crisi rovesciandola in un’opportunità. Oggi diamo la parola direttamente a lui, sperando che il suo entusiasmo e la sua tenacia spronino le persone attualmente disoccupate a rimettersi in gioco.
 
Quali sono le prime tre domande che deve farsi un giovane che ha una passione e sta provando a trasformarla in lavoro sfruttando le potenzialità di Internet?
 
Ciao Francesca e grazie innanzitutto per la tua intervista su Formicargentina.it. 
 
Posso rispondere alla domanda dicendoti quelle che mi sono posto io: “C’è una domanda latente che posso intercettare? La mia passione ha già un mercato di riferimento? Conosco le tecniche di promozione online?”. Più sotto ti spiegherò che tipo di analisi ho fatto per creare Mulfarimbianchino.com.
 
Lavorare attraverso la Rete: quali sono i principali punti di forza e quali le criticità maggiori?
 
Per quanto mi riguarda i punti di forza sono la possibilità di esprimere completamente la propria creatività, vedendo il proprio progetto crescere piano piano e poter entrare in contatto potenzialmente con chiunque lo possa supportare (ad esempio attraverso LinkedIn). 
 
Le maggiori criticità sono invece la gestione della propria motivazione: credo infatti che oggi il compito più difficile sia essere consapevoli che per intraprendere un percorso imprenditoriale bisogni abbattere tutte le resistenze e i condizionamenti mentali generati negli anni. 
 
In breve, credo che noi italiani dobbiamo iniziare a esorcizzare la paura del fallimento. 
 
Rispetto a molti Paesi evoluti, l’Italia presenta infatti ancora oggi un grande digital divide culturale, generato secondo me da una percezione del fallimento non tollerabile. 
 
Edison diceva «non ho fallito. Ho solo provato 10 000 metodi che non funzionavano». Dovremmo avere sempre in mente le sue parole.
 
C’è ancora molta ignoranza (o comunque scarsa informazione) su cosa significhi lavorare/vendere su Internet. Molti pensano, che online equivalga a gratuito e/o scarsamente professionale. Cosa risponderesti a chi ha questa visione falsata delle cose?
 
A coloro che hanno ancora questo pensiero distorto rispondo con i numeri: nel 2014 in Italia il settore dell’e-commerce ha fatto registrare un incremento del 16%.
 
Nel 2015 si prevede un’ulteriore crescita del 15%, conducendo l’intero mercato nostrano a movimentare oltre 15 miliardi di Euro.
 
Tra i prodotti più venduti è di certo il settore dell’informatica a far registrare l’incremento di vendite maggiore: nel 2015 ben il 26% in più rispetto all’anno precedente. A seguire il settore dell’abbigliamento con un +23% di vendite rispetto al 2014. Seguono quindi i settori dell’editoria e grocery che fanno registrare un +21%.
 
Penso non ci sia da aggiungere molto altro, se non che noi wwworkers (lavoratori della Rete, vedi wwworkers.it) produciamo il 2% del PIL
 
Dopo aver lanciato la propria attività online c’è quasi sempre  un periodo in cui gli affari faticano a ingranare. Come fare a capire se si tratta di un fisiologico assestamento o se è meglio “cambiare strada”?
 
Internet è completamente monitorabile: attraverso il tool di Google AdWords possiamo sapere quante persone cercano i nostri prodotti e servizi: una volta fatta questa analisi, il nostro compito è quello di farci trovare giorno per giorno, scalando ad esempio la SERP di Google o attraverso campagne pay-per-clic.
 
Attualmente si riesce anche ad intercettare la domanda latente, attraverso il tool di Facebook “gestione delle inserzioni”: dopo aver segmentato il nostro target per dati anagrafici, si può andare a filtrarlo per interessi. Se c’è una domanda latente, il nostro compito sarà dunque quello di portarla “allo scoperto”. Non ci sono più scuse per fallire!
 
Cosa suggeriresti invece a chi ha visto fallire il proprio progetto online? Come si può ricominciare in Rete reinventando il proprio lavoro?
 
Io consiglio di lavorare molto sulla propria crescita personale e l’automotivazione: per quanto mi riguarda, la cosa più difficile nel reinventarsi è stata quella di abbattere i miei autosabotaggi e le mie resistenze mentali generate negli anni: anche qui Internet mi è venuto in aiuto grazie a grandi blog di crescita personale come Efficacemente.com, molti libri trovati grazie all’ottimo sistema bibliotecario Brianzabiblioteche.it e video motivazionale trovati su YouTube.
Se fallisce un progetto online, ma anche nel mondo reale, le cause possono essere molteplici, ma sicuramente in fase di analisi c’è stato un errore di valutazione oppure non si credeva fino in fondo al proprio progetto.
 

 

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