Da parrucchiera a pilota di linea. La storia di Sarah

Contro la legge dell’uno 

Una casa, un mutuo, una famiglia, un lavoro stabile. 

La legge dell’uno, che ci vuole tutti uguali a inseguire lo stesso percorso, il medesimo scopo, è un imperativo potente. 

Come se la vita fosse qualcosa di deciso a tavolino, fissata in determinate tappe, che, se non vengono raggiunte, ci condannano inevitabilmente al fallimento.  

E invece l’esistenza è terrificante e magnifica allo stesso tempo, proprio perché l’unica certezza è il cambiamento. Nessuno può realmente controllare il domani, è un’illusione che ci raccontiamo per infondere sicurezza a noi stessi. 

Una forza che però possiamo sicuramente esercitare è la volontà, ascoltando la nostra voce interiore.  

Leggere la storia di Sarah Johansonn, mi ha fatto capire quanto sia importante evitare di farsi etichettare in un ruolo prestabilito, così inculcato dai giudizi altrui che finisci per credere che quella sia l'unica via possibile.

 Gli inizi da parrucchiera

Sarah Johansson, fin da piccola, veniva definita da un unico fattore: la bellezza. Potrebbe andar peggio, penserete. Eppur anche essere di bell’aspetto, alle volte, può diventare una gabbia dorata.  

Così, seguendo il consiglio della maggioranza delle persone che le stavano attorno, sceglie di fare una professione legata all’estetica: la parrucchiera. 

Il che non ci sarebbe niente di male se il suo desiderio non fosse stato un altro. Inizialmente, si rassegna a un’esistenza poco soddisfacente in cui, quantomeno, quel lavoro le fornisce i soldi per vivere. 

Eppure, prima o poi, quella vocina che ti pungola, che ti dice che non puoi continuare così, si riaffaccia, sempre più prepotente, fin quando diventa un megafono, un urlo prolungato.  

Un sogno nato dalla paura di volare

L'elemento interessante è che la passione più recondita di Sarah nasce addirittura da una paura: volare. Fino ai sedici anni, la giovane svedese era terrorizzata al sol pensiero di sedersi su un aereo. Poi, un giorno, ha l’opportunità di stare in cabina di pilotaggio e osservare il capitano all’opera. Da quel momento rimane letteralmente affascinata da quel tipo di professione . 

L’idea di diventare una pilota era però di difficile realizzazione, soprattutto alla sua età. Sapeva che sicuramente qualcuno l'avrebbe ostacolata o convinta a desistere. Perciò, senza dire niente a nessuno, si iscrive a una scuola di aviazione vicino casa. 

 «Sono stata sottoposta a forti pressioni per ripensarci e tornare sui miei passi» ricorda. «E anche nell’accademia ho ricevuto un trattamento molto duro da parte di colleghi e insegnanti. Un esaminatore mi disse chiaramente che voleva che io fallissi. Mi ha bocciata tante volte, ma io non ho mai mollato e alla fine sono riuscita a far atterrare un aereo nella sala di simulazione senza praticamente nulla di funzionante a bordo. A quel punto è stato costretto a promuovermi».

Non è mai troppo tardi

Sarah ha realizzato il sogno di cambiare vita. E lo ha fatto dopo quasi dieci anni a lavorare come parrucchiera. Da due anni e mezzo guida ufficialmente aerei, prima privati e poi di linea, gira il mondo da una parte all'altra. 

 «Ho lavorato durissimo per farcela e sono stata più professionale che potevo. Non permetto a nessuno di giudicarmi. So di essere un buon pilota e voglio imparare da tutti i capitani più esperti di me. Il mio sesso o il mio aspetto non hanno alcuna importanza in cabina di pilotaggio. I piloti sono persone, senza distinzioni».
 

Il mondo è ora diventato la sua casa, una prospettiva a cui non avrebbe mai creduto qualche anno fa. Perseverare alle volte non è diabolico, è il miglior favore che possiamo fare a noi stessi.

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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