A cosa serve una laurea con 110 e lode se sei già troppo vecchio per il mercato del lavoro?

Cornuti e mazziati 

LaureaI laureati di oggi non hanno colpa di tutto questo!

Cosa cercano le aziende al momento dell’assunzione? Certamente un lavoratore con un po’ di esperienza (magari raggiunta con uno stage), che conosca le lingue e che sia giovane,molto giovane. Poco importa il voto di laurea! Si trovano, invece, dinanzi una platea di neolaureati col massimo dei voti ma che hanno già minimo 28 anni e senza ne arte ne parte.

Ciò che accade in Italia 

Ha evidenziato il ministro del lavoro Poletti: 

Meglio laurearsi prima con un voto più basso che dopo con 110 e lode. Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21. 

Così  un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare!

E’ palese, infatti, che i nostri laureati entrano nel mercato del lavoro con un ritardo di circa sei anni rispetto ai laureati di altre nazioni. Se così stanno le cose, dice Poletti, diventa difficilissimo poter competere con una persona che ha sei anni in meno. 

Sono pochissimi coloro che riescono a laurearsi in 5 anni  perché lo studente italiano medio, secondo Poletti, tende a perdere tempo per ottenere voti più alti agli esami, un tempo troppo prezioso per essere buttato così. 

I fatti dimostrano che un diplomato, entrando nel mondo del lavoro prima, ha più possibilità di essere assunto rispetto ad un laureato.

 

Tutto questo è vero,ma siamo sicuri che la colpa è dei ragazzi?  

Cornuti e mazziati! Nel senso che i giovani, già classificati ieri come choosy, poi sfigati ed anche bamboccioni,  oggi sono pure  ritardatari.

Non è forse colpa di un governo non meritocratico che non investe in ricerca e innovazione per sostenere la nostra industria e la nostra scuola? 

In realtà è troppo facile dare la colpa ai ragazzi che "perdono tempo all'università.” 

La colpa è dei politici che hanno riempito le facoltà di materie inutili, cattedre buone per i figli dei ministri. Perché sono i cattivi professori, che non sanno tenere le lezioni in inglese e che la politica tutela, che fanno perdere tempo. 

Troppo difficile, però, cambiare veramente in meglio l'università, dove i politici "trombati" alle elezioni andranno a prendersi qualche cattedra. Meglio prendersela con i ragazzi. Tanto loro non sono organizzati, non fanno lobby, magari qualcuno pensa. 

Ma io credo che i ragazzi sono organizzati, invece. E sarei curioso di sapere quanti voti prenderebbe Poletti se si candidasse e ci fossero le preferenze.

Cambiamento di cultura

Che dovrebbe consistere nell’eliminare questa sorta di “fissazione per il voto alto” (tempo perso), e che Poletti reclama, è il vero problema oppure il reale problema risiede nel nostro sistema scolastico ed universitario così creato e voluto, non dai giovani, ma dai vecchi politici?

Simona

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