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La grande C, il podcast per raccontare il cancro

 Podcast, che passione!  

Ultimamente, grazie a strumenti come Spotify o Zencastr, i podcast, che potremmo ricondurre come concetto alle trasmissioni radio, si sono moltiplicati a dismisura. 

Le tematiche affrontate sono tra le più disparate, non ultime quelle scientifiche o ad alto interesse sociale.

 Su Produzioni dal basso, ormai celebre piattaforma di crowdfunding, tra i progetti maggiormente sostenuti, in corso di finanziamento, c’è "La grande C".

Cos'è "La grande C"?

la grande C"La grande C" è un podcast prodotto da AlterThink, blog gestito da un gruppo di giovanissimi che vogliono condividere la loro visione del mondo, e Aureliano Stingi, divulgatore scientifico e ricercatore in oncologia molecolare. 

Purtroppo, secondo le più recenti stime, almeno una persona su due, nel corso della vita, ha a che fare con un tumore. Sebbene questa malattia sia così diffusa, resta ancora poco conosciuta e viene trattata come un tabù. 

È da questo assunto che prende le mosse il progetto del podcast. Solo attraverso la giusta conoscenza di questo male e l’accettazione del fatto che tutti prima o poi (da statistica) saremo tenuti a fronteggiare "La grande C", che sia benigno o maligno, si può cominciare a fare una corretta divulgazione.  

"La grande C", conoscere il cancro in dieci puntate

Il podcast prevede un percorso di dieci episodi in cui verranno raccontate le storie, le sfide e i traguardi del mondo della ricerca, ma anche gli aspetti psicologici, sociali, filosofici ed economici della malattia.

Insomma una vasta gamma di sfaccettature che potrebbero impattare sulla vita di ciascuna persona che si dovesse ritrovare in questa situazione.

Il podcast è stato inoltre selezionato all’interno di Horizon Europe Young Ambassador, iniziativa dell’Agenzia per la Promozione della ricerca e dell’innovazione sui temi delle 5 EU Mission individuate dalla Commissione Europea. 

Cosa viene richiesto?  

Le donazioni andranno a coprire i costi dello studio di registrazione, del montaggio dei podcast e i costi per invitare i migliori esperti del panorama internazionale.  

La “grande C” sarà dunque un’iniziativa di divulgazione partecipativa, un’occasione per fare luce sul problema, avvicinarsi a tutte le persone che ne soffrono e fare informazione consapevole, per non cadere nell’ignoranza o nei clichè, e per far sì che questo argomento non venga più circoscritto, o peggio, banalizzato. 

 

di Irene Caltabiano

 


 

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Quando il bookcrossing è condominiale

Vivere in condominio 

Una delle tante contraddizioni dei nostri tempi. Coabitare nello stesso palazzo, uno accanto all’altro, senza conoscersi o alle volte senza nemmeno scambiarsi un saluto. 

Per compiere piccoli gesti solidali, che creino rete, sarebbe sufficiente partire dal quotidiano, con una buona dose di spirito di iniziativa.  

Ed in effetti è stata proprio una bella idea quella venuta in mente a Daniela Domenici, insegnante di inglese, amante della letteratura e della buona compagnia, da poco trasferitasi in un nuovo palazzo a Sestri Ponente, Genova. 

 Una libreria nell'androne

Quella del bookcrossing era un’idea che aveva già in mente da tempo, solo che nelle case precedenti gli inquilini si erano mostrati meno aperti a questo tipo di iniziative.  

Così Daniela ci riprova. Perché non allestire uno scaffale, portare un po’ di colore tra gli abitanti del palazzo e “dare il la” per conoscere meglio i propri vicini? 

Un progetto semplice che però può trasformare un pianerottolo in un luogo di incontro e di socializzazione.

Daniela, nata a Palermo, ha vissuto in diversi parti d’Italia. Infine, dopo aver trascorso trent’anni a Firenze è ora mamma e nonna, ha tantissimi interessi e una spiccata sensibilità nei confronti delle minoranze, che si rispecchia anche nelle sue scelte librarie e letterarie, che si concentrano sul mondo del carcere e su tutto il mondo transgender.  

Daniela è infatti anche scrittrice ed è autrice di “Voci dal carcere” e “Fabiola, storia di un trans”.  

Come funziona il suo bookcrossing? 

La Domenici ha allestito una piccola libreria nell’androne, inizialmente condividendo le sue produzioni, espediente per farle leggere il più possibile. 

I titoli sono poco più di cinquanta, alcuni provenienti da varie case editrici, per cui Daniela ha recensito negli ultimi anni. Ci sono anche titoli in lingua, nello specifico russo e inglese (in cui è laureata) e uno spazio apposito per i bambini.  

Il senso, come per ogni bookcrossing che si rispetti, è scambiare i libri, ovvero prenderne uno e lasciarne un altro, scoprendo ancehe nuovi titoli o autori

L’accoglienza è stata inizialmente tiepida, probabilmente complice la scarsa presenza del mese di agosto. Con settembre sono invece arrivati i primi adepti e anche complimenti sentiti per l’iniziativa. 

Speriamo che il progetto abbia largo seguito e che magari riesca ad ispirare anche altri condomini in una diffusione più rapida e solidale della culturale, alimentando le relazioni sociali. 

di Irene Caltabiano

 


 

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Octopus therapy, i peluche che curano i bambini nati prematuri

Tentacoli di tenerezza

Sono morbidi e colorati, e sono stati fatti apposta per rassicurare i piccoli nati prima del previsto, ricoverati in terapia intensiva all’ospedale “Gaslini” di Genova.

Si chiama Octopus therapy ed è un'iniziativa cha preso il via per la prima volta nell’ospedale di Arhus, in Danimarca. 

Sembrerebbe che i pupazzetti a forma di polipo siano un vero e proprio toccasana, un sostegno emotivo, a cui i bambini si aggrappano, letterarmente e metaforicamente, durante le difficili settimane di attesa nell'incubatrice. 

Ritrovare quest’appiglio, stringere un oggetto rassicurante, li aiuterebbe ulteriormente in fase di sviluppo.

Octopus therapy, una rete solidale

A portare avanti per prima questo progetto è stata Jadwiga Pacholec, artista non nuova a questo genere di creazioni. 

La ragazza aveva infatti già realizzato a Genova un enorme albero di Natale in stoffa. A giugno ha dato il via a questa idea, proponendola a un gruppo di amici, ormai consolidati partecipanti delle sue iniziative. Da lì il progetto si è espanso anche oltre le aspettative.

«Sapevo che portare qualcosa al Gaslini non è un’impresa facile», racconta Jadwiga, anche titolare di una merceria in piazza Martinez «Così ho contattato un’amica che lavora proprio nell’ospedale pediatrico e ho condiviso con lei questa idea. Francesca ne ha parlato in reparto e ci ha dato il via libera, riportandoci l’entusiasmo di tutti i colleghi e le colleghe».

Sono stati realizzati oltre duecento animaletti marini, controllati personalmente dalla Jadwiga, perché fossero tutti creati in totale sicurezza, perché nessuno avesse tentacoli troppo lunghi e pericolanti da minacciare la salute dei piccolini, e in seguito sono stati disinfettati e sanificati con cura.

Cucito anti-stress

I pacchetti pieni di polipi sono arrivati perfino dal Piemonte e dalla Sardegna. C’è stata anche un’offerta dalla Toscana per acquistare la materia prima, da parte di chi magari non ha grandi abilità nel cucire ma vuole comunque contribuire. 

«C’è chi ha comprato qui il cotone, da recapitare poi alle volontarie del gruppo, ma anche chi ci ha donato borsate di gomitoli».Un’iniziativa solidale che sta avendo largo seguito in tutta Italia. 

«L’uncinetto è un vero e proprio antidepressivo» afferma la Jadwiga. «Chiunque voglia contribuire all’iniziativa può farlo, tirando fuori dall’armadio la borsa con gli uncinetti e seguendo i tutorial per creare polpi o meduse». 

Ma attenzione, ci sono degli standard da seguire. I tentacoli devono estendersi per minimo 15 cm, non essere né troppo lunghi né troppo corti e bisogna usare gomitoli nuovi per motivi igienici.

La produzione di polipi è dunque in piena attività! Anche a voi è venuta voglia di sferruzzare?

di Irene Caltabiano

 

 


 

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