Call center: guadagnare a botte di vaffanc**o

Suona la sveglia. Driiin driiin driin.
«Pronto? Sono Libero, chiamo dal servizio promozionale di ...»
Parte così la giornata di un operatore di call center, scambiando la sveglia per la cuffia e beccandosi sul lobo la percussione del martelletto metallico dell'infernale ordigno scandisci-tempo.
Prendi il calendario. «Ah, oggi si celebra San Eustacchio. Bene, partiamo da lui. Per i santi successivi improvviserò seguendo l'ispirazione».
 
 
Buongiorno.  Niente colazione, quella si fa in ufficio inzuppando abbondanti vaffanc**o in tazze piene di minacciate denunce, il tutto gentilmente offerto dai clienti. Lavaggio dentale, qualche battuta sulla presunta omosessualità dei coinquilini, che ormai a furia di vedersela affibbiata con tanta sicurezza si sentono un filo confusi, e via a lavoro.
Entri in ufficio e vedi soldati, truppe di operatori armati di mouse, cuffie al posto di elmi, agguerriti venditori o empatici assistenti di clienti insoddisfatti, mercenari vestiti casual o al più con tacco a spillo e giubbotto di pelle.
 
 
Si avvia il programma e spunta il nome del primo cliente da chiamare. La fortunata è tale Francesca Chiappa. 
«Salve signora Chiappa. Oggi abbiamo una nuova, imperdibile offerta sulla linea telefonica».
«No».
«No cosa, signora Chiappa?».
«No, voi siete dei truffatori, non mi prenderete per il c**o!».
«Signora per carità, non mettiamo in mezzo i  parenti».
 
Inbound o outbound, vendita o assistenza telefonica, centri di raccolta per giovani ragazzi freschi di studi, anche universitari. Punching ball umani, valvole di sfogo per frustrati, psicologi e barzellettieri improvvisati. «Pronto, parlo con la moglie del signor Lucifero?».
«Non c'è quel cornuto di mio marito. Perché c'ho fatto le corna a mio marito, lo sapeva?».
«La catechista me lo diceva che Lucifero era cornuto, ma averne conferma dalla consorte dà tutta un'altra sicurezza in proposito. Grazie della notizia, signora».
 
Qualsiasi cosa pur di chiudere un altro contratto che ti garantisca il fisso mensile. È questo che ti impedisce di denunciare il signor Fumagalli per violenza sugli animali e ridere in faccia alla signora Zoccoletta. 
«Ma come signora, non sottoscrive il contratto?  È così disponibile con tutti e con me no?».
 
Un lavoro che ti rende diffidente quando un anziano rimanda l'adesione all'offerta. «Va bene signor Fulgenzio, allora ci risentiamo il mese prossimo».
«Sì, va bene. Ora però mi faccia chiudere, ché mia moglie, la Gina, mi ha sistemato il semolino per cena. Sa com'è...».
 
Tanto basta a far sorgere un legittimo sospetto.
 
«Aspetti signor Fulgenzio, ma quanti anni ha?».
«Ottantasette suonati. Coff, coff».
«Mi sono reso conto che l'offerta scade oggi. Dobbiamo sottoscrivere SUBITO! Prima che arrivi la vecchia signora col cappuccio e tuttecose».
« Mi garantisce che l'offerta dura per sempre?».
«Lei mi assicura di restare in vita per altri 30 giorni? Badi che son tanti eh! Comunque sì, per sempre. Questo è il pacchetto eterno riposo con opzione post mortem, Internet illimitato nei Campi Elisi e fatturazione direttamente a San Pietro! L'unica opzione che la segue nel trapasso!».
«Non sono convinto».
«Ma come, non ha sentito lo spot in tv? Con noi finire nella tomba vuol dire fare tombola! Un bum di contratti di ultra novantenni che non si immagina».
 
E via un altro contratto nel carniere.
 
Due pause da una ventina di minuti diluite in sei ore di lavoro, qualche chiacchiera con i colleghi e un caffè preso dalla macchinetta che distribuisce il rancio al plotone.
Finalmente a casa. Un paio di nuovi contratti sottoscritti e una ventina buona di insinuazioni sull'essere figli del proprio padre oppure no. Cose che dopo una settimana appena scivolano addosso.
 
Lavoro divertente, destabilizzante per sé e per gli altri. Perfino quando la nonna chiama per sincerarsi che tu non sia ancora uscito di brocca cerchi di venderle un opzione tutto incluso.
Alla fine, molti clienti sono anche disponibili, ma la signora Zoccoletta no. Che strano.
 
 
 

 

 

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