PlanBee, il primo crowdfunding per rivalutare il verde cittadino

Una città green? Responsabilità comune

rifiutiQuanto spesso ci è capitato di vedere un giardino o una pista ciclabile lasciata all’incuria? La maggior parte delle volte, a parte le rare iniziative dei singoli, tutto rimane esattamente com’è. Anzi, possibilmente peggiora, rendendo quel parchetto o quell’aiuola un coacervo di detriti e sporcizia.

Spesso le aree verdi cittadine non vengono attrezzate o rilevate a dovere per mancanza di soldi delle amministrazioni comunali. Tuttavia, se l’istituzione non può far fronte al problema, ci si deve rimettere all’iniziativa del singolo. 

Cos'è PlanBee

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PlanBee: un nome che rimanda a un’alternativa, a un piano B e nello stesso tempo, alle api, come suggerito anche dal logo. La filosofia alla base? Un piccolo contributo di tanti soggetti per realizzare qualcosa di speciale, di utile alla collettività.

Ma, a volte è importante che sia il singolo a pungere, a dare la spinta per realizzare. E l'ape in questione può essere un cittadino, un’azienda, ma anche un promotore di nuovi progetti da realizzare in determinate aree.

«Un alveare dove persone, istituzioni e aziende contribuiscono a migliorare il proprio quartiere e la propria città» dice Armando Mattei, ideatore della prima e unica piattaforma di crowdfunding civico a favore della comunità cittadina.

Dall'olfattoteca alla street art

Giardino-dei-sempliciUno strumento di raccolta fondi 2.0 che si sta diffondendo con sempre maggior interesse in molte parti d’Italia. Dal momento che le casse pubbliche sono perennemente vuote sempre più aziende e associazioni si attivano online per progetti di bene comune.

PlanBee concretamente funziona come la maggioranza delle piattaforme di crowdfunding. Chiunque può proporre una campagna di recupero, che va dal piantare 10.000 alberi per ricostruire parte del patrimonio boschivo di Pantelleria, al creare un orto botanico all'interno di una scuola per l'infanzia a proporre un concorso di urban art nel cuore di Palermo.

Ad oggi le iniziative finanziate sono una decina. Fra gli altri 51 alberi piantati in piazza Oberdan a Milano alla riqualificazione del Giardino dei Semplici di Firenze, colpito nel 2014 da una tromba d’aria.  

 

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A Roma invece, grazie al contributo di 50mila utenti verrà riqualificato il parco delle Mura Latine, a Nizza di Sicilia nascerà unlaboratorio di ortoterapia e quattro palestre di Milano verranno ritinteggiate con vernici mangia smog.

«Quando ci vengono presentati i progetti», spiega Armando Mattei, «prima di tutto li valutiamo per accertarci che siano civici, e quindi puntino a migliorare la qualità dell’ambiente e il benessere delle comunità, e che siano immediatamente realizzabili. Il nostro obiettivo è aiutare i cittadini a raccogliere fondi per progetti già autorizzati dalla pubblica amministrazione, che però non ha le risorse per farli diventare realtà. Così i soldi raccolti potranno dare subito dei frutti».  

La via del co-finanziamento

planbee-7La differenza con le altre piattaforme? Se si decide di donare una quota non viene dato nulla in cambio. Se l’obiettivo del progetto non viene raggiunto, si dà possibilità di risfruttare la somma per un'altra iniziativa di interesse o farla permanere per la realizzazione parziale del progetto.

PlanBee si finanzia essenzialmente con una commissione sulle donazioni e, finora, grazie ai premi e agli incentivi legati all’innovazione sociale ricevuti finora. Tra questi, il concorso Share in Action promosso da Fondazione Italiana Accenture Fondazione Eni Enrico Mattei, Associazione Alumni Accenture e l’acceleratore sociale B-ventures. 

Inoltre, se il crowdfunding va bene, spesso i Comuni sono più portati a cofinanziare eventuali parti rimanenti o aggiuntive. Sul sito ufficiale sono visibili tutti i progetti attivi «con l’obiettivo di espandere man mano la piattaforma su tutto il territorio nazionale» specifica Mattei «e coinvolgere in modo attivo sempre più Comuni, in particolare per cofinanziare i singoli progetti: abbiamo constatato che a fronte di un buon crowdfunding da parte della collettività, l’ente locale è poi disposto a cofinanziare eventuali parti rimanenti o aggiuntive».

Insomma adesso non abbiamo più scuse per rimanere impotenti di fronte al degrado. L’unione fa la forza.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

 

 
 

 

 

 

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