Spesasospesa, la lotta alla povertà e allo spreco alimentare passa dal digitale

Chi sono i nuovi poveri? 

Il working poor è una figura che, purtroppo, si sta diffondendo sempre di più sul panorama italiano e non solo. 

Individui che, pur avendo un lavoro, restano al di sotto della soglia di povertà, non arrivando neanche a coprire le spese minime. Bisognosi che si aggiungono ai “vecchi poveri”, quelli che a stento hanno un tetto sulla testa. 

Dall’altro lato invece, come amaro ossimoro, c’è lo spreco alimentare, per cui viene prodotto più cibo di quello consumato, e soprattutto molta merce è destinata alla spazzatura quando ancora potrebbe essere riutilizzata. 

C’è chi ha deciso di mettere in connessione i due fenomeni, creando una soluzione comune. Nasce così SpesaSospesa, il progetto che ha potenziato il concetto di caffè sospeso caro ai napoletani, unendosi alle molte iniziative (Psicologia sospesa, Visita medica sospesa, Pane sospeso) che si muovono sullo stesso pincipio. 

Come funziona SpesaSospesa?  

Come in altre occasioni, si sfrutta la tecnologia blockchain per gestire transazioni di beni di prima necessità, garantendo trasparenza nel trasferimento. 

Nato in piena pandemia, il progetto SpesaSospesa prende le mosse dalla famosa abitudine partenopea per realizzare un progetto non solo locale, ma un percorso più strutturato ed esteso rispetto alle iniziative spontanee. Nel concreto infatti, SpesaSospesa raccoglie donazioni e recupera sprechi ed eccedenze di beni di prima necessità (e non solo).  

Tutte le operazioni di recupero, acquisto e distribuzione dei beni sono tracciabili e trasparenti grazie alla blockchain. La rete mette in contatto sia aziende alimentari sia realtà di altra tipologia. Tra questi ci sono anche associazioni benefiche come Croce Rossa Italiana, Caritas, Terre des Hommes.  

Inoltre, è un’iniziativa che coinvolge le pubbliche amministrazioni e i comuni che, specie durante e dopo la pandemia fanno fatica a fronteggiare le necessità dei meno abbienti.  

La blockchain al servizio del sociale 

Il progetto viene portato avanti grazie a un’innovativa piattaforma digitale chiamata Regusto, per l’acquisto, la vendita e la donazione di beni di prima necessità in eccedenza. 

Le imprese del settore possono infatti donare o vendere i propri prodotti a prezzi scontati. Tali prodotti vengono poi acquistati dalle associazioni ridistribuite agli indigenti, facendone ovviamente specifica richiesta.

A oggi aderiscono alla SpesaSospesa ventisei comuni tra cui Napoli, Perugia, Alessandria, Milano, Roma ed altri centri minori. I fondi raccolti vengono redistribuiti agli enti in base alla densità del comune.

I prodotti che vengono veicolati attraverso SpesaSospesa sono regolati dalla Legge Gadda, che regolamenta lo spreco riducendo le eccedenze alimentari e non solo. A oggi SpesaSospesa ha transato più di 1,5 milioni di pasti aiutando più di 10mila persone. Inoltre, grazie al monitoraggio sociale ma anche ambientale, del progetto, sono state recuperate circa 257 tonnellate di C02. Tutto per aver dato a un “rifiuto” una nuova opportunità.  

Una nuova “catena alimentare” 

SpesaSospesa guarda a un nuovo modo di gestire il cibo, un meccanismo che andrebbe modificato alla base. 

Siamo abituati a vedere il supermercato pieno di prodotti nuovi e ciò cozza con le pratiche di redisitribuzione che andrebbero incoraggiate e rese più chiare. Sapere dove donare il prodotto prima e ridistribuirlo quando c’è un’eccedenza, è importante.  

L’associazione ha in programma anche un’altra iniziativa, Tempo sospeso, il nuovo progetto solidale Lab00, nato per offrire servizi sanitari e assistenziali ai cittadini in situazioni di fragilità economica e sociale.  

Grazie alla SpesaSospesa, si portano avanti i valori di lottà alla povertà, sostegno alla filiera agroalimentare, si riduce lo spreco ambientale e si creano reti virtuose, volte a combattere persino il gap digitale.  

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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