Chi ricorda il grembiule?
Quel pezzo di stoffa blu con il colletto bianco che in molti odiavamo indossare. Tuttavia, nonostante l’uniforme scolastica non ci permettesse di sfoggiare il vestito o la camicetta nuova, aveva una funzione ben precisa: renderci tutti uguali. Non nel senso di appiattirci e sperzonalizzarci, ma far sì che nessuno potesse escludere l’altro sulla base di un abito di marca, ricollegato immediatamente a uno status sociale.
La rivincita del basic
Si dice che i ragazzi di oggi, rispetto a qualche tempo fa, badino sempre meno ai brand, soprattutto lato moda. Invece nei supermercati sembra valere ancora il dogma supremo “miglior packaging+ brand conosciuto= qualità”.
Ebbene, la starturp Brandless è qui per smentirvi .
Perché il meglio dovrebbe costare di più?
L’idea è semplice: prodotti senza logo, tutti alla modica cifra di tre dollari, per un mercato completamente digitale. L’assenza di marchi permette infatti di risparmiare sulla cosiddetta brand tax, imposta che fa lievitare i prezzi a dismisura.
I prodotti vanno dai saponi alla pasta, dalle patatine ai casalinghi. L’appeal non dipende certo dal colore o dal design della confezione, ma si basa esclusivamente sull’ elenco delle caratteristiche di ciascun prodotto. Dall’aceto balsamico senza glutine e conservanti ai prodotti per la pelle biologici, privi di allergeni e parabeni. Inoltre, gran parte degli articoli sono equo-solidali, ad esempio il caffè colombiano 100% arabica.
I fondatori Ido Leffler e Tina Sharkney hanno fatto proprio lo slogan “perché il meglio dovrebbe costare di più?”. «L’obiettivo è democratizzare l’accesso a prodotti di livello proponendo un prezzo corretto e sostenibile» afferma l’imprenditrice. Solo merce di qualità , frutto di una filiera garantita. D’altronde, se il discorso del brand decade, c’è solo da scegliere il tipo di prodotto e in quale quantità.
Anche l’impostazione dello store online è strutturata seguendo la formula brandless, proponendo un’unica scelta per ogni tipo di prodotto.
C’è anche la possibilità di sottoscrivere un abbonamento a 36 dollari l’anno e ricevere una vasta gamma di articoli a spedizione gratuita. Comprare su Brandless significa anche alimentare una rete solidale. Presto sulla quota d’acquisto verrà calcolata una donazione a Feeding America, organizzazione no profit che racchiude più di venti banche del cibo. I singoli invii costano invece nove dollari.
Insomma l’abito non fa il monaco. E come vale per i prodotti dovrebbe valere anche per le persone. Entrambi i fondatori affermano che la filosofia alla base di Brandless va al di là della vendita pura, dando alle persone «la libertà di definire sè stesse e ciò che sono e non ciò che i brand o la società proiettano su di esse»
Chapeau.