Agricoltura naturale: lasciar fare alla natura conviene anche all'uomo

La forma più alta di cura verso la terra?

Riconoscerle la libertà di seguire i suoi ritmi, dettati dall’alternarsi delle stagioni e dei fenomeni meteorologici. Riuscire a NON fare, a non interferire. Sembra paradossale, vero? Lo sforzo più intenso e prolungato, per l’essere umano, è quello richiesto dal sottrarsi all’azione. Rinunciare all’illusione – ormai cronicizzata – di poter/dover controllare tutto, prevedendo/impedendo qualunque imprevisto a carattere negativo.

L’agricoltura naturale rovescia (letteralmente) questo assunto. A idearla, negli anni Quaranta del Novecento, è lo scienziato giapponese Masanobu Fukuoka.

Attingendo alla sua esperienza in ambito agrario, alla sua specializzazione in microbiologia applicata alle malattie delle piante e – non ultimo – al suo interesse per la filosofia, mette a punto un metodo di coltura dalla forte carica sovversiva.

Non è l’uomo con le sue esigenze e la sua tendenza a forzare la natura ad essere centrale nella pratica agricola, ma la terra stessa. Non è un caso, infatti, che tutti i tentativi di (s) forzarla, nel breve/medio periodo si rivelino fallimentari, e spesso anche forieri di ripercussioni sulla popolazione (locale e non solo).

Agricoltura naturale: i quattro corollari del non fare

Agricoltura-naturaleIl metodo ideato da Masanobu Fukuoka si articola in quattro principi dalle evidenti ricadute pratiche. Il minimo comun denominatore è l’astensione da alcune azioni che nell’immaginario comune, a torto, sono ritenute fondamentali per mettere a frutto la terra.

- No alla lavorazione dei campi

- No all’aratura

- Niente concimi/diserbanti/pesticidi

- Niente sarchiatura/potatura.

Sembra incredibile ma è vero: la terra riesce ad ararsi da sola, grazie alla presenza al suo interno delle radici e della cosiddetta fauna edafica, caratterizzata dal particolare potere nutritivo.

Sono banditi i fertilizzanti. L’agricoltore deve limitarsi a raccogliere i frutti senza intervenire sul campo, che si rigenera da sé attraverso la pacciamatura.

Nell’agricoltura naturale persino le erbacce hanno una funzione ed un’utilità. Alcune infatti possono essere mangiate, altre utilizzate in ambito erboristico o sfruttate in funzione impollinatrice o per attutire la carica distruttiva degli agenti atmosferici (gelo, vento).

Insomma, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Anche per il bene dell’uomo.

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)


 

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