Bella e (in) accessibile. La start up che renderà la melagrana “a portata di mano”
15.06.2017 17:02
Ci sono frutti indissolubilmente legati alla stagione che li genera
La melagrana, ad esempio, per me è uno dei simboli dell’autunno. La tradizione vuole che si colga in occasione di San Francesco, il 4 ottobre, così il mio onomastico, durante l’infanzia, aveva acquistato il suo sapore rosa asprigno.
Avevo un rapporto speciale con questo frutto, ma purtroppo si è incrinato crescendo. Mia mamma e le sue sorelle hanno venduto la casa che era appartenuta ai nonni, e io ho dovuto salutare definitivamente l’albero di melograno snello e nodoso che svettava in giardino. Con il tempo ho realizzato che trovare negozi che vendano questo prodotto è alquanto difficile. Si tratta di una rarità…e come tale bisogna pagarla.
Così, quando nei giorni scorsi ho scoperto MeloVita, start up fondata da un gruppo di ragazzi veneti, confesso di essermi sentita compiaciuta. Finalmente qualcuno che si era seriamente posto il problema di intensificare l’uso della melagrana attraverso la realizzazione di un’ampia gamma di alimenti.
Perché MeloVita?
La start up nasce da una constatazione semplice, ma solo apparentemente banale: nel Nord Est il melograno non è diffuso. “Ma se la pianta cresce in tutto il mondo, perché non si potrebbe importarla in Veneto?”. A porsi la domanda da cui è scaturita la classica scintilla creatrice è stato Andrea Barbetta, 27enne agronomo padovano con master in diritto alimentare.
L’immediata conseguenza è stata coinvolgere alcuni colleghi nel progetto di commercializzazione del frutto: Atena Margola, laureata in scienze agrarie e interessata al marketing, Silvia Friso, 24enne laureata in scienze della comunicazione, Elena Migliorini, tecnologa alimentare, e il fratello Fabio, imprenditore agricolo.
Quali prodotti realizzerà MeloVita?
In anni recenti la melagrana è diventata un frutto di tendenza, anche in virtù delle sue proprietà nutritive: è infatti ricco di antiossidanti, vitamina C, vitamina K, vitamine del gruppo B, potassio, ferro, magnesio e fosforo. Un concentrato di virtù racchiuso in appena 80 calorie per 100 grammi.
L’obiettivo della start up è quindi quello di commercializzare non solo il frutto fresco ma anche snack ready to eat, utilizzando per il packaging delle confezioni stesse la buccia.
L’idea è quella di introdurre sul mercato gli arilli, ovvero i grani di melagrana, mettendo a punto un prodotto che consenta di mangiarli utilizzando un cucchiaino, e quindi senza sporcarsi, e con un notevole risparmio di tempo. Questo snack ready to eat entrerà nel circuito della ristorazione, della grande distribuzione e delle vending machine.
Tra gli altri prodotti che MeloVita punta a mettere in commercio ci sono la marmellata di melagrana e il miele: le prime casette di api sono in fase di installazione.
La start up è al lavoro anche sul fronte farmaceutico: è stato infatti lanciato un progetto, in collaborazione con le università di Verona e Padova, finalizzato all’estrazione di biocomponenti da impiegare contro l’invecchiamento cutaneo e le malattie cardiovascolari e degenerative.
Il primo bilancio dopo un anno di vita
MeloVita dispone di circa dieci ettari di terreno coltivati a melograno tra le province di Padova e Vicenza, in parte affittati dai nonni di Andrea Barbetta; il primo raccolto è previsto tra settembre e novembre. Sono state utilizzate diverse tipologie di piante, comprese quelle che hanno semini morbidi, meno difficili da mangiare; metà della superficie viene lavorata con metodo biologico: l’obiettivo, però, è arrivare al 100%.
Contestualmente MeloVita sta partecipando al programma dell’acceleratore d’impresa H-Farm dedicato al food presso i laboratori di Cà Tron di Roncade. MeloVita è stata selezionata insieme ad altre cinque start up, di cui solo due italiane, su un totale di 250 domande.
“Questo è uno dei progetti che stiamo portando avanti con più cura e attenzione, in quanto i protagonisti sono in produttori stessi, che si impegnano anche nel processo di trasformazione e commercializzazione. Stiamo riscontrando un incremento delle iniziative connesse al cibo e caratterizzate da aspetti a forte impatto tecnologico, soprattutto per quanto riguarda quelle con radici agricole”. Così Timothy O’Connell, head officer of accelerationprograms di H-Farm.
È passato circa un anno da quando la squadra di lavoro di Andrea Barbetta ha vinto il concorso Impresa per il futuro indetto da Coldiretti Veneto classificandosi prima nella sezione start up. In un breve arco di tempo è stata percorsa una quantità di strada non indifferente, e i traguardi raggiunti finora rappresentano il punto di (ri) partenza per gli obiettivi di medio – lungo termine. Una storia che testimonia come i 30enni stiano riprendendo in mano il rapporto con la tradizione, anche contadina, valorizzando anche i prodotti cosiddetti “minori”.
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L’antidoto alla precarietà risiede spesso nella modernizzazione di ciò che ha reso unico il passato.