BlippAR: per capire chi sei basta uno smartphone

Sicurezza o minaccia?

BlippARLa privacy, questa sconosciuta. Ormai da tempo la salvaguardia della sfera personale non dipende solo dalla nostra accortezza, ma sta alla cortese sensibilità altrui. Le nuove tecnologie aprono scenari sempre più futuristici, in cui il sacrosanto diritto di farsi i fatti propri diventa un’utopia.

Si chiama BlippAR ed è un’app per il riconoscimento automatico dei volti.  Una sorta di Shazam in cui ad essere decifrate non sono le note musicali ma i nostri tratti facciali. Come funziona? È sufficiente puntare la fotocamera sul volto di uno sconosciuto oppure caricare una foto o lo screenshot di un video sulla piattaforma. In un battibaleno viene rivelata l’identità della persona interessata. Non solo: BlippAR, in realtà aumentata, propone tutta una serie di contenuti associati al soggetto in questione.

Il funzionamento è stato comprovato grazie al caricamento di immagini di personaggi famosi, ma presto chiunque lo desideri potrà creare il proprio identikit. Una volta ultimato l’inserimento dei dati apparirà, grazie all'augmented reality, un alone con tutte le informazioni. « L’obiettivo ora è creare un nuovo strumento sociale che sfrutta ciò che di più unico abbiamo» spiega Omar Tayeb, co-fondatore della Bbc.

Come considerare queste nuove app?

BlippAR

Sicuramente tecnologie simili a BlippAR  sono utili a organismi come le forze dell’ordine, che hanno migliorato metodi di ricerca e sistemi di sorveglianza. Tuttavia il rischio superamento del limite è sempre in agguato. Infatti, al di là di questi nobili scopi, le app sviluppate sono state utilizzate per motivi ludici. Rimane simbolico il caso di un gruppo di ragazzi russi ha utilizzato FindFace, corrispettivo russo di BlippAr, per riconoscere le vere identità di alcune pornostar.

Coscienza anche da parte dei BIG

Anche i colossi di Silicon Valley stanno virando sempre più verso l’integrazione tra tecnologia e biometrica ( tecnica che misura le caratteristiche fisiche). Ma anche loro hanno dovuto trovare un compromesso tra tecnologia ed etica. Ad esempio  Google voleva inserire nei suoi  nuovi Google Glass il riconoscimento facciale, ma, dopo numerose contestazioni, ha desistito. Anche Facebook, nel lontano 2011, fu ampiamente criticato per aver introdotto il tag automatico nelle foto. E se qualche bontempone facesse uno scherzo inserendo senza autorizzazione il profilo di un amico? Tayeb rassicura: «Il processo per creare un profilo richiede il coinvolgimento diretto dell’interessato. Il sistema è abbastanza intelligente da capire che a registrarsi è un’altra persona». 

C’è proprio da sperare che sia così. Nel frattempo gli sceneggiatori di Black Mirror avranno molto materiale su cui basare le loro storie…

di Irene Caltabiano

 

 
 
 

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