Cocula: la crisi post-Covid19? La combattiamo impastando polpette

Cambiare pelle non è sempre una scelta volontaria

Polpetteria-artigianale-Cocula

L’esplosione della pandemia di Covid19 nel 2020 ha dimostrato plasticamente che, in un mondo interconnesso come quello odierno, buttare il cuore oltre l’ostacolo è l’unica opzione possibile, per sopravvivere. In tutti i sensi.

Negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti un numero imprecisato di attività commerciali. Migliaia di persone che lavoravano stabilmente in ambito turistico-ricettivo sono state mandate a casa, e quasi subito hanno dovuto rimboccarsi le maniche ed imbastire un piano B, anche in considerazione del magrissimo (se non inesistente) sostegno economico da parte dello Stato.

È in questo scenario che ha visto la luce Cocula, la prima polpetteria artigianale situata nel cuore del centro storico di Lecce, in un punto strategico della movida, in cui ogni cinque metri si inciampa in uno scorcio mozzafiato di barocco impastato con l’inconfondibile pietra gialla locale.

Polpetteria-artigianale-Cocula

Le madri di Cocula sono due 37enni salentine, Marilù Montanaro e Giovanna Pagliara, amiche dai tempi dell’università, frequentata appunto a Lecce, e unite lavorativamente ancora nel 2020, alla vigilia dell’inizio della pandemia. All’epoca, infatti, erano entrambe impiegate in un ufficio che produceva spettacoli teatrali per le scuole. Poi lo stop, la cassaintegrazione…e la consapevolezza che niente sarebbe stato più come prima del Covid19. E che qualunque (pseudo) certezza incarnata dal lavoro dipendente era stata spazzata via.

Così, il 1° maggio 2020, durante un pranzo in terrazzo condiviso con altri condomini, l’atmosfera rilassata e gaudente tipica delle tavolate salentine ha propiziato il parto di un’idea originale (anche se a portata di mano) e lungimirante. “Cucineremo polpette per chi frequenta il centro storico. Leccesi e non!”

Perché Cocula?

Perché è proprio la polpetta l’emblema classico dei pranzi in famiglia che hanno caratterizzato l’infanzia di tutti noi. La variante al sugo poi, insieme ai pezzetti di cavallo, è un ricordo praticamente indelebile nella mente dei salentini come me. E la parola dialettale che usiamo per indicare questa delizia è, appunto, cocula (letteralmente: pallina).

Le due p: polpette e Pin

Polpetteria-artigianale-CoculaLa polpetteria artigianale di Marilù Montanaro e Giovanna Pagliara ha aperto i battenti a luglio 2021, avvalendosi del Fondo Sociale Europeo PO Puglia 2014/2020 Azione 8.4 e del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Il progetto Cocula, infatti, era stato decretato vincitore del PIN, bando patrocinato dall’Assessorato delle Politiche Giovanili della Regione Puglia e ARTI (Agenzia Regionale Tecnologia Innovazione).

La polpetta salentina tra tradizione e contaminazione innovativa

Ed il viaggio di Marilù e Giovanna attraverso i sapori è solo iniziato: “deviazioni”, incursioni improvvise e mix creativi sono la norma, per questo il menu cambia continuamente. Le mamme di Cocula lavorano incessantemente a integrazioni, varianti e felici incontri tra tradizione locale e ingredienti provenienti da altri Paesi. Così, sui tavolini della polpetteria artigianale convivono armoniosamente le polpette di polpo, di rape, di pane e quelle vegane. Esattamente come dovrebbe essere tra umani…

 

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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