“Delinquente non è l’imprenditore che fallisce, ma chi fa il gioco dello scaricabarile con i propri debiti”

Qualcosa è sempre meglio di niente
Serenella_AntoniazziUn motto, questo, che spesso si rivela utile nella vita di tutti i giorni, come pure laddove è necessario offrire una tutela giuridica a categorie sistematicamente vittime di ingiustizia. Tra queste, gli imprenditori impossibilitati a riscuotere i crediti maturati, e quindi costretti, a loro volta, a sacrificare la propria attività produttiva in quanto strangolati dalle spese. 
Qui di seguito la seconda parte dell’intervista a Serenella Antoniazzi, simbolo della tenace volontà di rinascita della classe produttiva, veneta e non solo.
 

Clicca qui per leggere la prima parte dell’intervista

Esiste un fondo analogo a quello a Lei intitolato anche nella Regione Veneto?

Sì. Il merito è del Vicegovernatore Gianluca Forcolin e dell’Assessore Roberto Marcato che hanno reso possibile lo stanziamento di un milione di euro per gli imprenditori locali. Il Fondo presenta le stesse caratteristiche di quello nazionale, a parte che per le quote erogate, ed è completamente a fondo perduto. La nostra regione vanta ahimè il più alto numero di imprenditori suicidati: questo è quindi un segnale molto importante.  
 
Nei mesi scorsi alcuni addetti ai lavori hanno espresso perplessità rispetto all’effettiva efficacia del Fondo Serenella. Tra questi, Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Vicenza, che ha posto l’accento sulla copertura garantita, definendola insufficiente rispetto alle esigenze del territorio, e sul fatto che a beneficiare del finanziamento possano essere solo le parti offese di procedimenti penali. Come risponde a queste obiezioni?
 
Fondo_SerenellaLa piaga dei mancati pagamenti al pari della crisi economica ha distrutto il tessuto sociale di tante piccole medie imprese e sono pienamente d’accordo con il presidente Lorenzin sul fatto che le coperture non siano sufficienti per aiutare tutte le aziende che vantano crediti e mai li riceveranno; vorrei comunque sottolineare l’importanza del limite di accesso che è proprio la denuncia.  
 
 
Al pari del Fondo Antimafia e Anti-Usura, il Fondo Serenella premia coloro che con coraggio denunciano quanti non mantengono fede ai propri impegni.  Ben coscienti del fatto che non saranno in grado o non vorranno pagare (e quindi in modo premeditato), commissionano ai fornitori lavori, forti del fatto che alla scadenza, anche se non saldano il debito, non verranno perseguiti in nessun modo.  Chi non è ricompensato per il proprio lavoro diventa insolvente suo malgrado. Un effetto domino, questo, che subisce senza modo di difendersi. 
 
Scegliere di denunciare significa diventare di fatto un fornitore scomodo , rischiando, da solo, di essere tagliato fuori dalla filiera produttiva perché ritenuto poco “mansueto”.
 
Mi auguro che il presidente Lorenzin, insieme a tutte quelle figure associative e istituzionali che hanno la possibilità di cambiare le regole di mercato, prenda spunto da queste vicende per creare una forma di tutela del credito seria e  attuabile fin da subito. 
 
Ci sono altri strumenti (anche legislativi) che dovrebbero essere adottati per sostenere le imprese che si trovano in una situazione di difficoltà analoga a quella da lei affrontata in passato?
 
Fondo_SerenellaIn questi mesi si parla tanto di riforma sulla legge fallimentare. Ebbene, si espanda lo studio e la valutazione anche su coloro che vengono travolti involontariamente da situazioni di fallimento o concordato di terzi. Si pensi a tutto l’indotto colpito dalla chiusura del capo commessa e lo si aiuti a rimettersi in piedi dialogando con chiarezza e rispetto, perchè non è un ladro o un delinquente l’imprenditore che fallisce per troppi crediti mai ricevuti! Non è un delinquente l’imprenditore che fallisce dopo che ha messo in gioco ogni cosa compresa la sua vita! 
 
Delinquente è chi usa lo strumento fornito dalla legge per farne uno scarica debiti e responsabilità su altri.  Ci sono strumenti validi in Austria e Germania: perché l’Italia non li attua? Sappiamo bene quali sono le cause dell’effetto domino, allora troviamo il coraggio di fermarlo. Politica e associazioni trovino il coraggio di mettere fine a questo  scempio. Un’azienda che chiude significa un pezzetto di storia personale, lavorativa e ricchezza per il territorio che muore e non ritorna più. 
 

 

 

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