Dolce o salato? Ciò che mangi rivela la tua carenza emotiva

Il cibo è carburante

RatatouilleRecita una battuta del film Ratatouille. Lasciate stare che a pronunciarla è un topo, ma si tratta pur sempre di una storia sull’importanza del buon cibo e l’amore per la cucina.

Tuttavia, nella sua semplicità, espone un assunto importante: mangiare non riguarda semplicemente un apporto di energia. Mente e corpo hanno un legame indissolubile e mai frase fu più vera del siamo ciò che mangiamo.

Il cibo è infatti indice diretto del nostro stato d’animo. Pensate al nostro primo nutrimento: il latte materno. 

Fior fiore di psicologi dicono che già da questo processo e dal fatto che avvenga o meno in maniera naturale dipenderà in parte la qualità delle nostre relazioni future: affetto, comprensione, sicurezza.

Chi ad esempio è stato allattato con latte artificiale ha maggior rischio di presentare problemi di ansia, nervosismo e insicurezza.

Quindi non vi sembri strano quando dico che il cibo è legato alle relazioni. Pensate ad esempio a quando decidete di preparare la cena al vostro partner o un manicaretto per gli amici: il tempo che impiegate non è forse direttamente proporzionale all’affetto che provate per il destinatario?

Inoltre uno dei rituali riconosciuti per rafforzare una relazione o stringere legami (e lo dico da brava siciliana) è offrire cibo o ritrovarsi davanti a una tavola imbandita.  

Sei ciò che mangi

arcimboldoIl legame cibo-balsamo per l'anima è decisamente comprovato. Così anche la tipologia di cibo che assumiamo in eccedenza è in realtà indice di qualcosa di cui avremmo bisogno, una mancanza inconscia che cerchiamo di colmare. 

Stamattina infatti, mi è balenato sotto gli occhi un interessante articolo sulla classificazione dei cibi in base al valore che hanno per il nostro animo e a ciò che vorremmo compensare quando ne assumiamo una determinata tipologia. Eccola qui:
 
  • Cibi morbidi: integrazione affettiva
  • Cibi croccanti: portano un’informazione di grinta e resilienza
  • Alimenti dolci: tutti sappiamo che sono consolatori ma in ogni caso riportano a un desiderio di regressione, dipendenza e accudimento.
  • Cibi salati: rinforzano un comportamento maturo e indipendente.
  • Piatti semplici? Rivelano un bisogno di chiarezza. Pietanze elaborate? Necessità di integrazione di aspetti diversi e complessi. Inoltre i piatti di origine animale portano con sé bisogno di forza, i vegetali di leggerezza.
  • Latte e latticini sarebbero legati alla figura della madre. I cereali invece andrebbero ricollegati alla figura del padre.
  • I tuberi invece rappresentano il nostro nucleo originario, le forze depositate nella terra, le nostre radici. I germogli come quelli di soia l’esplosione di una nuova energia, il nuovo che deve ancora prendere forma.

Non cosa ma come

fame-nervosaInoltre anche il modo in cui il cibo ci è stato somministrato è indice della qualità delle emozioni sottostanti.

Se ad esempio da bambini, come premio per l'esser stati tranquilli ci è sempre stato dato un ciuccio per distrarci dai capricci e tenerci occupati in qualcosa, per altre ragioni che nulla avevano a che fare con la nostra fame fisiologica, cercheremo sempre un palliativo, un sostituto. 

Ogni volta che abbiamo una carenza alimentare tenderemo ad aprire il frigo per avere una risposta compensatoria a quel disagio, che sia noia, rabbia, ansia o solitudine.

Queste sono solo indicazioni di massima ma sotto c’è comunque la necessita di dare un valore effettivo a ciò che mangiamo, perché la consapevolezza è il primo passo per un’alimentazione adeguata e dunque una voglia di prendersi cura di sé stessi.

Riflettiamoci la prossima volta che, presi da fame nervosa, addentiamo un bignè o spazzoliamo un pacco di salatini alle quattro di notte.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

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