Panico e Incanto. La musica dell’ansia

Combatti o fuggi

C’è in ognuno un suono originario e pauroso, un richiamo timoroso che ti vuole (ri)portare sulla giusta strada. Tutto è scritto in uno spazio vuoto fatto di etere, lì riecheggia la storia di ognuno, talvolta se ne perde traccia. Si è invasi dal panico. Ma c’è una musica che se ascoltata, dal caos riconduce a casa.

“L’ansia è il segno dell’insicurezza spirituale.” (T. Merton)

Man-tenere la calma non è facile. Sfugge di mano davanti alle preoccupazioni e alle minacce del futuro. Allora si cerca di ‘stringere’ i denti e i pugni non solo per la rabbia ma anche per l’ansia che ci invade. Al pari di altre è un’emozione, uno stato di eccitazione che innesca meccanismi di risposta del tipo ‘combatti o fuggi’, caratterizzata da sensazioni di tensione e anticipazione apprensiva relativa a (im)probabili accadimenti futuri. L’ansia non è solo una malattia mentale ma riguarda anche lo spirito e per questo richiede, nelle patologie più gravi, una ‘terapia dell’anima’.

L’ansia futura

È una preoccupazione sulla verificabilità di un evento ancora lontano nel tempo, la sua dimensione è futura, non qui, non ora. La sua funzione predittiva porta a ‘pre-vedere per vedere’ più avanti gli eventi.  In stati di tranquillità un giusto grado di ansia migliora le prestazioni e ci rende più performativi. Ci sono inoltre degli aspetti adattivi utili che hanno scopo protettivo quando non travalicano in stati tensivi eccessivi.

Un richiamo da ascoltare

L’ansia risuona in noi come uno strano campanello d’allarme, a sovvertire un ordine interno che non funziona più. Il disagio si fa squillante e ci mette fuori strada, dove c’è il caos più totale. L’anima, da dentro, tenta di distruggere attraverso questo disordine, uno status quo che non va più. Allora è il momento di cambiare rotta e lasciarsi guidare da questa (in)solita musica che caotica risuona. Serve a poco indagare le ragioni della nostra ansia che, invece, non va spiegata né cronicizzata ma assecondata. Un’urgenza spirituale ci sta chiedendo di rimetterci sulla giusta strada.

Pan sta suonando il suo flauto. Lo sentite? È il Panico

Tutto ci accade e dal Tutto siamo invasi. Possiamo combattere o possiamo fuggire e fingere di non ascoltare. E pensare che Pan vuol dire ‘tutto’, è un Dio della mitologia greca la cui figura ricalca quella di Pushan (l’eroe solare dei Veda) il cui nome significa ‘colui che fa prosperare’! Immagini di luminosità e abbondanza. Curioso no? E Pan, Dio delle selve (ogni inconscio è una selva oscura), si adira con chi lo disturba (angosce e ossessioni del futuro) con urla che intimoriscono. Così come spaventa, Pan è al tempo stesso spaventato da se stesso e dalla sua paura.

Ansia. Un territorio sconosciuto?

Il flauto continuamente suona verso territori inesplorati. Nuove ansie per nuove strade. Forse stiamo solo ripercorrendo le tratte già inscritte nell’universo. Vogliamo programmare, prenotare e fare tutto prima per ricostruire le tappe di una storia già scritta, che ci appartiene perché nostra. E Pan ci sta semplicemente riconducendo in uno spazio vuoto pre-esistente nel quale Tutto si è generato, Tutto è scaturito e a cui Tutto torna.

La grande memoria dell’Universo

Akasha è un termine sanscrito che indica l’etere, il Vuoto primordiale la cui principale caratteristica è appunto il suono (o vibrazione). Questo spazio è onnipresente e onnicomprensivo. Noi ci siamo dentro ed esso ci contiene con ogni nostro evento, pensiero, sensazione, gesto, parola e intenzione. Ogni nostra traccia è trascritta qui, fin dagli albori della creazione, in registri (codici dell’anima) che noi stessi contribuiamo a riscrivere continuamente attraverso le interazioni e gli scambi informativi con il resto del creato. Ognuno ha un suo personale registro, una sorta di archivio individuale nel quale leggere la sua storia, già scritta, nella grande narrazione dell’Universo che ne contiene la memoria. Si può accedere a queste preziosissime e cosmiche fonti in vari modi e ottenere l’apertura dei registri. Magari il nostro progettare, programmare e prenotare costituiscono tutti tentativi di accesso per ri(n)tracciare strade e storie originariamente impresse nel cosmo. Potrebbero essere la manifestazione della nostra volontà (organizzativa) di attingere a informazioni pre-esistenti.

Incantevole timore

Il modo più sconvolgente di accesso è forse nel richiamo di Pan che ci intimorisce e sovverte. Lui agita il caos dentro di noi e fa sbandare l’anima. Con un suono primordiale origina quello spavento che, al suono del suo flauto, per chi si lascia trasportare diventa incanto. Chi ti dice che così facendo, il timore non si traduca in incanto che svolge e scrive la tua storia già musica impressa nell’Universo?

di Laura Pugliese

 
 

 

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