«Torno nella mia città e apro un forno sociale.» La storia di Irene

Non solo “south working” 

irene_contiAlzino la mano quanti di voi, particolarmente in questi ultimi anni “pandemici”, si sono sentiti instabili, precari, con sempre meno certezze di fronte a sé.  

Qualche articolo fa avevamo parlato del fenomeno del south working. 

Ma tale concetto non riguarda in effetti solo il Sud, ma ha assunto le dimensioni di una corrente nazionale, con tantissimi ragazzi che, dopo aver girato in lungo e in largo, hanno ritenuto che fosse meglio “ripassare dal via”.  

Ancora meglio se fanno dietro front dopo un bagaglio di esperienze accumulato vivendo in varie parti dell’Europa e del mondo. 

Una di loro è Irene Conti, sorriso dolce e sguardo vivo, che dopo varie esperienze e un bel po’ di gavetta, ha scelto di dare vita al forno sociale “Da madre ignota”, nella sua Emilia.  

Tornare a casa e aprire un forno 

Siamo a Bologna, città dove io stessa ho lasciato un pezzo di cuore, luogo non certo estraneo a iniziative di stampo sociale e comunitario. Ed è proprio qui che nei prossimi mesi aprirà “Da madre ignota", il forno da cui Irene ha intenzione di diffondere i valori del cibo genuino ed etico.  

Il nome è curioso ma altro non riguarda che “la pasta madre”, da cui nascono tutti i prodotti realizzati. La dicitura “ignota” si rifà invece tutte le variabili che entrano in gioco durante la creazione di un prodotto artigianale e il fatto che ogni filone sfornato è in qualche modo unico, data la continua ricerca di un equilibrio nel miscelare gli ingredienti.  

Ma come è arrivata Irene a dare vita a un'attività tutta sua? Dopo aver studiato Urbanistica e Pianificazione del territorio, svolge diverse esperienze fuori dall’Italia. La scintilla però, a quanto pare, scocca durante un Servizio Volontario Europeo di sei mesi in un centro di permacultura croato, che si occupa di promozione ambientale. In quella piccola comunità, Irene impasta e cuoce ogni giorno il pane per tutti e scopre essere un’attività che le piace parecchio. 

Così, dopo una vendemmia in Francia e il cammino di Santiago, capisce che è arrivato il momento di apprendere un po’ di tecnica e lo fa a Colle Val d’Elsa, dove viene istruita da Giovanni e Rosa, una coppia di esperti panificatori, all’arte dei prodotti da forno. 

Fare esperienza negli eco-villaggi 

A questa prima esperienza si unisce quella svolta alla Rete Italiana dei Villaggi Ecologici, dove durante il raduno della rete europea, Irene, insieme all’amica Martina, impara molto velocemente a giostrarsi tra impasti e tempi di attesa. Affrontato anche questo step, è il momento di mettersi alla prova “in prima linea”. 

All’eco-villaggio Ciricea, la coppia di amiche fa il pane per tutti il sabato e la domenica, con consegna a Pistoia e Bologna. Un’ulteriore conferma della volontà di vivere di quest’attività. 

«È stata un’esperienza impegnativa, con la sveglia alle quattro di mattina e il rientro a casa, dopo le consegne, a notte fonda, ma anche piena di gioia. Di quella fase ho apprezzato soprattutto le sperimentazioni con Martina, i pasticci, la ricerca condivisa di un equilibrio fra gli ingredienti» ha raccontato la ragazza in un’intervista a “L’Italia che cambia”. 

Un forno per tutti 

paneCon l’arrivo della pandemia e del lockdown, le esperienze comunitarie vengono irrimediabilmente bloccate. Irene però non si perde d'animo ma ne approfitta per prendere l’iniziativa e aprire finalmente il proprio forno.  

Trova infine uno spazio comunale per ospitare il proprio progetto e vince il bando per allestire la sua attività.  

Un amico falegname sta costruendo la madìa che verrà utilizzata per sfornare pane, biscotti, cracker, grissini per tutte le comunità autogestite e per i mercati locali. 

Ma la vera novità che Irene vorrebbe introdurre è consentire ai soci e alle persone del quartiere di entrare nel suo forno e cuocere ciascuno la propria pagnotta, così da trasformare “Da madre ignota” non solo un posto dove creare qualcosa di buono ma nel quale costruire relazioni e rafforzare la comunità.   

 

di Irene Caltabiano 

 

 

 

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