Turbanti africani contro il cancro, la moda è un linguaggio universale

Un copricapo per sembrare più belle, anche se si affronta la chemioterapia.

she-turban-1Un progetto che rende concrete e visibili i vantaggi dell'integrazione. She Turban è il progetto nato dalla Cooperativa sociale Karibu e l’Associazione Sarai onlus, a cui lavorano donne africane, rifugiate e richiedenti asilo.

Cosa fanno?

Producono artigianalmente turbanti per le donne che stanno affrontando la dura battaglia contro il cancro. Le ragazze sfruttano la maestria nella realizzazione di questo tipo di copricapo, per la cultura africana simbolo di fierezza e bellezza.
Sull’onda lunga del ritorno modaiolo del turbante mescolano tessuti patchwork ed etnici a sete e velluti per le versioni serali, per creare esclusivamente pezzi unici. 
 

La novità è la possibilità di applicare o togliere diverse ciocche di capelli naturali, lavabili e anallergici, per far sentire le destinatarie ancor più a proprio agio. 

Le ragazze di Karibù

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Il laboratorio si svolge sotto la guida di tre sarti professionisti e Stefania di Ruocco, esperta nel settore moda che svolge corsi di cucito per perfezionare le tecniche sartoriali. L’Associazione Sarai Onlus, al suo primo progetto di questo tipo, è infatti intenzionata a creare il marchio Le ragazze di Karibù, per stimolare autoimprenditorialità e accesso al microcredito. L'idea ha come testimonial d'eccezione Emma Bonino.

Un’idea originale e solidale che aiuta produttrici e clienti, entrambe mosse dalla speranza di realizzare i propri desideri. Nel primo caso una fonte di guadagno, nel secondo  avere un oggetto che, per quanto materiale, le aiuti a sentirsi belle in un periodo molto delicato delle loro vita.

 
 
 

 

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