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La vera trasgressione al tempo dei social è la solidarietà

Altruismo è una di quelle parole che raramente si leggono o si sentono utilizzare 

Al punto da rischiare di dimenticare persino come si pronuncia. E il cerchio, come si suol dire, si chiude, se pensiamo che, al contrario, il termine selfie condisce ormai la stragrande maggioranza delle nostre conversazioni, online e dal vivo.

Sentirsi fuori posto

La sensazione di chi, come me, si sente sempre un po’ fuori posto, a vivere tempi frenetici, è che il modus largamente diffuso sia quello egoriferito. Ciascuno mette al centro del proprio universo sé stesso, quasi fosse una sorta di sole. Gli altri sono satelliti finalizzati unicamente ad alimentarne il narcisismo assicurando un flusso costante di attenzioni, complimenti e rassicurazioni.

Empatia e generosità sono bandite dal vocabolario perché per loro non c’è spazio, nella quotidianità. Eppure c’è qualcuno che continua, testardamente, a coltivarle, nel proprio microcosmo esistenziale

Vivere ai margini della società

Solidarietà-Formica-ArgentinaA volte si tratta delle persone da cui meno te lo aspetteresti, gli insospettabili, quelli che devono costantemente combattere per la sopravvivenza, e/o quanti sono ai margini della società.

Un esempio? Le iniziative di Colletta Alimentare promosse dal Banco Alimentare, che coinvolgono migliaia di supermercati in tutta Italia, e che sono animate da quanti, spontaneamente, dopo aver fatto la spesa, consegnano ai volontari un sacchetto con alimenti (pasta, tonno, conserve) da donare ai bisognosi. 

In Italia le persone che vivono in una condizione di indigenza sono 4 milioni

Colpisce constatare che partecipano alla Colletta Alimentare  anche quanti, a loro volta, hanno bisogno di un sostegno materiale o psicologico. In un articolo molto toccante il sito Sicilianpost ha raccontato questa iniziativa attraverso l’esperienza di alcuni partecipanti “speciali”, ovvero disoccupati e detenuti. 

Solidarietà-Formica-ArgentinaPer quanto possa apparire paradossale, soprattutto in una stagione come quella odierna dominata dal fast food esistenziale, chi sperimenta in prima persona una oggettiva condizione di ristrettezza, è maggiormente predisposto a condividere il proprio tempo e le proprie risorse. Anche dalle avversità può nascere qualcosa di pulito e autentico, se queste aiutano a mettersi – letteralmente – nei panni degli altri. 

Specularmente, mi ha quasi scioccata scoprire un trend promosso da alcuni di quelli che amano definirsi viaggiatori, rimarcando la distanza abissale che li separerebbe dai turisti.

Il viaggio a zero costo

L’ultima frontiera da scavalcare, per l’hippy on the road in cerca di novità e adrenalina, è il viaggio a costo zero. Bandire radicalmente il denaro e qualunque transazione economica significa, praticamente, affidarsi in toto al gratuito aiuto altrui offrendo come generica contropartita doni non materiali

Qualcuno lo ha definito, senza troppi giri di parole, un modo per scroccare vitto e alloggio in giro per il mondo e, per quanto l’espressione possa apparire brutale, centra un punto.

Non è un caso che il viaggio “a costo zero” sia una modalità che non può essere adottata ovunque. Difficile pensare di potersi muovere così attraverso gli Stati Uniti o l’Europa; concetti come dono e gratuità appartengono ad altri contesti socio-culturali, quali quello asiatico. Gli stessi, però, che sono caratterizzati da povertà.

Inevitabile si pone quindi una questione etica

Quale scopo ha sfidare sé stessi per dimostrare agli altri di essere capaci di viaggiare riducendo all’osso fino ad azzerare le spese? Come fare a non avvertire la sensazione di approfittare della generosità di persone che non hanno praticamente quasi nulla?

Ancora una volta, trionfa la masturbazione dell’ego, l’autocompiacimento fondato sul fatto che l’Altro viene considerato un mezzo e non un fine. E tutto questo è benzina nel motore dei social.

Un regalo che potremmo farci per il prossimo Natale 

Solidarietà-Formica-ArgentinaSarebbe quello di chiudere almeno per qualche ora Facebook, Whatsapp & Co. e fare una chiacchierata faccia a faccia con qualcuno che vive districandosi tra difficoltà concrete e quotidiane. 

Il passo successivo potrebbe essere impegnarci ad aiutarli con un gesto concreto, che ci obblighi a rinunciare a qualcosa, a dare via almeno un pezzetto del nostro, egoistico, orticello

Riprendere contatto con i problemi del reale sarà quasi certamente doloroso, all’inizio, ma il bagno di umiltà che ne seguirà, in ogni caso, darà vita a una nuova versione di noi. Quasi certamente migliore. 

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

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Psicoterapia sospesa, regalare la salute mentale alle vittime di violenza

Ho un consiglio per voi

psicoterapia1Quando vi sentite un po’ demotivati, apatici e senza voglia di pianificare alcunchè, fate un giro sulla piattaforma di crowdfunding “Produzioni dal basso”

Una community che vi rimette in pace con il mondo e con la sua “parte migliore”. Persone che credono talmente tanto nella bontà dei loro progetti che solo spiegandone i meccanismi spingono gentili benefattori a finanziarli.  

E infatti, nella maggior parte dei casi, raggiungono l’obiettivo. Tra questi, “Psicoterapia sospesa” ha subito attirato la mia attenzione.  

Psicoterapia sospesa, offri la salute mentale 

psicoterapia2Forse in molti conosceranno la formula napoletana del "caffè sospeso", ovvero la possibilità di lasciare un euro al bar di fiducia per offrire una tazzina di energico nettare a un fortunato sconosciuto, che potrà così richiederlo liberamente senza tirar fuori il portafogli. 

Con il tempo in realtà il meccanismo ha preso piede anche in altri ambiti, evolvendosi in "pranzo sospeso", "colazione sospesa", "farmaco sospeso", e così via. 

Leggi anche: Sceglieresalute, la visita medica si paga come un caffè sospeso

E in effetti, perché non ipotizzare un aiuto tramite questa modalità anche nell’ambito della salute mentale? 

 Il progetto è stato portato avanti grazie alla collaborazione tra Associazione Limen, Centro Popolare di psicologia clinica, e la Casa delle Donne Lucha y Siesta, realtà da anni in prima linea contro la violenza sulle donne, che sia fisica o psicologica (anche se i due piani non sono mai l’uno separato dall’altro).  

Da parecchio tempo, infatti la struttura prevede psicoterapia di gruppo, consulenza psicologica e sostegno ai minori e alle donne seguite nei centri antiviolenza, a titolo gratuito o usufruendo dei bandi regionali.  

Tuttavia, se si intraprende una psicoterapia, non bastano pochi incontri: il percorso è lungo e faticoso. Infatti, accettare ciò che si è subito, è solo il primo passo per guarire. Ritrovare il benessere necessita di forza, coraggio, cura... ma anche risorse economiche che non tutti possono permettersi.  

Un crowdfunding solidale 

L’obiettivo della psicoterapia sospesa è infatti un gesto di solidarietà per chi non ha la disponibilità finanziaria sufficiente per intraprendere un percorso di salute mentale personalizzato e approfondito. 

Una seduta psicoterapeutica, infatti, equivale a circa 30 €, per un totale di 120 € al mese, che per alcuni potrebbe sembrare una spesa sostenibile ma per altri diventa un serio ostacolo nel far quadrare i conti mensili. 

E Lucha Y Siesta e Limen, grazie al crowdfunding, quest’anno garantiranno un percorso personalizzato a trenta donne e altrettanti minori in difficoltà. 

L’obiettivo iniziale di 35.000 € è stato di gran lunga superato, ottenendo quasi 25.000 € in più rispetto alla previsione, grazie alla generosità di oltre 600 sostenitori. 

Un progetto che sicuramente verrà ripetuto, dal momento che in Italia le vittime di violenza sono 88 al giorno, circa 32.000 l'anno. Il 36% subisce maltrattamenti, il 27% stalking, il 9% violenza sessuale e il 16% percosse (dati AGI).

Percentuali che parlano e che dovrebbero spingere a promuovere sempre più progetti di questo tipo.  

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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Lasagne in Venezuela: come un food truck ti cambia la vita

Antonio Iannone lavora da dieci anni per un’azienda farmaceutica. 

Antonio-IannoneOgni giorno raggiunge Lugano in macchina per ricevere uno stipendio più che buono, che nel Bel Paese prende solo chi è alle soglie della pensione. 

Ma Antonio avverte un senso di insofferenza che non lo abbandona.  Quotidianamente varca il confine con la Svizzera perché in Italia l’unica possibilità di affacciarsi al mondo del lavoro sono stage non retribuiti.

Il frontaliere di origini comasche dimostra che non sempre è il bisogno economico a spingere a cercare nuove avventure. «Non ne potevo più della solita routine» dice. Così manda curriculum in altri Paesi europei con scarso successo. Dopo tre anni di colloqui fallimentari mette in atto l’ormai celebre "mollo tutto" e parte alla volta di Aruba, isoletta al nord del Venezuela, in mezzo al mar dei Caraibi. Il suo migliore amico si è già trasferito lì da qualche anno, vendendo cibo italiano con un food truck

Così Antonio, Sylvie, la moglie di origini belga che Iannone conosce in un villaggio vacanze, e la figlioletta Luna giungono nell' “Isola Felice” nel luglio 2015. La realtà però è sempre molto diversa dal sogno e all’inizio qualche difficoltà c’è, soprattutto con la lingua. Aruba è una nazione costitutiva dei Paesi Bassi; ufficialmente si parla l’olandese ma il linguaggio colloquiale è il papamiento, dialetto creolo. Il turismo elitario mantiene i prezzi alle stelle ed è difficile trovare una collocazione professionale.

 

Ma la bontà delle leccornie nostrane scioglie anche i palati più difficili

Anche Antonio e Sylvie puntano sullo street food, Antonio-Iannone-2con un camper parcheggiato strategicamente davanti ad una discoteca, aperto dalle 19 alle 5 del mattino. La coppia non ha mai frequentato un corso di cucina ma buon sangue non mente. 

Iannone ha origini campane e ricorda i tempi in cui andava dai parenti e poteva restare per ore a guardare le nonne ai fornelli. «Per un periodo ho anche pensato di fare l’alberghiero ma mi piaceva troppo uscire e non avrei sopportato di stare chiuso in un ristorante sabato e domenica» .

Lasagne e porchetta in Sud America

Panini con salsiccia e porchetta o pizza. Ma il vero fiore all’occhiello è la lasagna. «La prepariamo io e mia moglie. La gente ci va pazza». Da un po’ di tempo a questa parte Iannone fa anche il cuoco a domicilio, mescolando cucina locale e nostrana. M i piatti che vanno sempre per la maggiore sono tiramisù e l’irresistibile primo originario della cucina bolognese. 

Un punto a sfavore di questo paradiso? 

Stipendi bassi. Anche se spesso relativi al reale carico di lavoro degli autoctoni e al costo della vita decisamente minore. Non esistono multe nè tasse e con dieci euro si mangia in quattro al ristorante.  Burocrazia lenta e molta, moltissima calma nel fare qualsiasi cosa. Ma forse è anche il punto di forza dell'isola: meno stress, gente rilassata, clima meraviglioso.

Anche il Venezuela, come il Guatemala, ha fama di essere un Paese in cui è diffusa la microcriminalità. Ma, secondo diverse testimonianze, non più di quella che si troverebbe in una grande città italiana.

Un salto coraggioso ripagato con serenità, libertà e bellissimi tramonti. 

 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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