Farneticando

Zitto e guarda! I tipi che uccideresti quando vai al cinema

Lo ammetto.

 Sono una cinefila convinta e chi mi sta accanto quotidianamente lo sa. Sa che il 70% delle parole che dico sono citazioni di film Ciò provoca chiaramente ampi disagi sociali quando comprendi che il resto del mondo pensa che tu soffra di una forma rara di schizofrenia.

Per questo motivo quando individui i tuoi simili sei felice come una Pasqua e cominci a muoverti in branco come i lupi. E la tana  in questo caso è la sala cinematografica.

Una volta sistemato sull’adorabile poltroncina rossa ti rendi conto che purtroppo non tutti hanno la stessa sacra venerazione dello schermo. Per te il cinema è un rito, per altri un  modo per passare due ore in attesa del corso di pilates o della pizza con gli amici. Ecco perciò un elenco di individui che sopprimeresti volentieri quando ti trovi nel tempio della pellicola: 

1)  L’uomo-quesito

Già dall’apparizione del logo della Twenty Century Fox, non capisce un caxxo. Comincia così a tartassare di domande il malcapitato amico che l’ha portato con sé. A fine film lo vedrai fissare lo schermo con occhio vacuo ed esclamare :«Ho capito, il colpevole era il maggiordomo». Peccato che il film fosse Saw l’enigmista.

2) Il bambino posseduto dal demonio

No non è un effetto speciale. Anche se si tratta del film di Peppa Pig, il pargolino comincerà a piangere fin dall'inizio, mettendo a dura prova i tuoi timpani. Oppure si intratterà nel divertentissimo gioco di tirarti i pop corn in testa o dare calci al tuo sedile. Ai titoli di coda, uscirà ridendo e trotterellando mentre tu hai ridotto la lattina in poltiglia pur di non pigliarlo a ceffoni. L’unica soluzione è rendersi conto di aver attraversato l’infanzia da un pezzo e rinunciare ai cartoni animati (giammai!!!).

3) Il cronista

L'individuo capace di commentare tutto (dal trucco al parrucco degli attori alla stoffa del vestito della protagonista) tranne l’effettiva qualità del film. Fuori dal cinema commenta stizzoso:«Io a Kirsten Dunst avrei fatto lo chignon. Più pratico»

4) I ritardatari

Avverti fruscii sospetti e sai che sono loro. Non li vedi perché il loro volto è nascosto da una luce accecante. Non è un incontro ravvicinato del terzo tipo, ma il classico rompiballe con la torcia del cellulare che pensa che la sala equivalga al divano di casa. Di conseguenza arriva quando gli pare, spargendo popcorn sul suo cammino manco fosse Gretel.

5) L’incontinente

Evidentemente da piccolo nessuno gli ha insegnato che è d’uopo fare i propri bisogni prima d’uscire. Perciò, puntuale come un orologio svizzero, si alzerà nel momento culminante proiettando la sagoma della sua testa da incontinente.

6) I gruppi di amici

Se non sono almeno in quindici non si può andare al cinema. Occupano due file manco fossimo a un sit-in e ridono fragorosamente. Ma non era più comodo vedersi a cena fuori?

7) Il sensibile

Si commuove anche alla visione di un cine-panettone, rendendoti partecipe del suono delle sue secrezioni nasali.

8) Il "silenziatore"

Chi intima la pace e l’armonia con il suo “Shhhhhh” facendo in realtà più casino della combo gruppo di amici + bambino posseduto.

9) Chi spoilera

Credo esista uno specifico girone dell’inferno per questa categoria di persone. All’inizio del film ti rivela con noncuranza come andrà a finire, mandando in fumo gli 8.50 euro del biglietto. Impossibile godersi la visione dal momento che passerai il resto del film a immaginare per lui le peggiori torture.

Se non odi questo tipo di categorie ho una brutta notizia per te: sei uno di loro. Scommetto che adesso l'opzione pizza + film in streaming vi alletta parecchio...

 

di Irene Caltabiano

 
 
 
 
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Cinque modi per dimagrire che non hanno a che fare con il cibo

Vi vedo.

Seduti sul divano, in attesa che vi salti addosso la voglia di andare in palestra. Vi immagino, mentre fate un esame di coscienza, piangete lacrime amare sull'ultima fetta di panettone e infine varcate la soglia. Eccola lì, in un angolo, apparentemente calma e paciosa. In realtà nasconde mille insidie, non ve ne lascia passare una. Lei che, ora più che mai, è diventata il vostro peggior nemico: la bilancia.

Cominciate a togliervi tutto, persino i calzini, che sempre qualche grammo pesano. Ed eccola lì, la stanghetta che non si arresta, continua inesorabile la sua corsa.....tre chili. TRE CHILI in più!! Corri in cucina e ti abbuffi di nutella per consolarti.
Tranquilli, a volte non c'è bisogno di lunghe preparazioni psicologiche, overdose di sedano o Runtastic per perdere peso. Ecco qualche consiglio che vi aiuterà a diventare Kate Moss in quattro moss(e):

Prendere l'influenza intestinale

Niente di meglio che un bel virus duraturo per scalare i fastidiosi chiletti post-Feste natalizie. Esistono molti modi per beccarsi una bella influenza allo stomaco, ma il più efficace è andare da loro, ricettacolo di morbi per eccellenza: i bambini. Vostro nipote sta male? Proponetevi di fargli da babysitter. Una volta lì usate il suo cucchiaio, sbaciucchiatelo, bevete nel suo bicchiere. State certi che qualche batterio si innamorerà del vostro intestino crasso.


 Farsi lasciare dal fidanzato /dalla fidanzata

Perdere l'amore, quando si sta a dieta...è la cura migliore che possiate desiderare. Perciò rendetevi odiosi. Non rispondete né a messaggi né a chiamate. Lasciate calzini sporchi ovunque, pestate sotto i piedi i mazzi di rose e riducete a pezzetti i regali di Natale. Quando il vostro amato /amata vi lascerà, i pianti vi faranno perdere liquidi e mangiare vi sembrerà un'attività aberrante. Terminata la sofferenza, potrete sempre provare a tornare insieme. Se poi siete già stati rimpiazzati sarete comunque strafighi e con il fisico marmoreo e sarà facile rimettervi su piazza.

Stressarsi

Siete appena tornati dalle ferie e vi sembra di essere in una gabbia di bradipi? Il collega dormiente accanto a te usa il dito al posto del cucchiaino per girare il caffè? Battetelo sul tempo. Fatevi assegnare il quadruplo del lavoro, riempitevi di attività extralavorative come corsi di fisica applicata o diplomazia estera. Non avrete neanche il tempo per espletare le funzioni primarie, figuratevi per mangiare. Risultato garantito.

 Sedere a capotavola

Vi siete mai chiesti perchè è il posto più bistrattato alle cene di gruppo?  Presto detto: è il più lontano dal cibo. I più furbi ( e anche i più grassi) sono generalmente al centro della tavolata, lì dove i crostini e le patatine fritte sono a portata di mano. Se avrete l'accortezza di accapparrarvi la sedia del pater familias ne trarrete enormi benefici...e tante briciole.

Arrabbiarsi!

Secondo uno studio dell'Università della Pennsylvania è facile dimagrire esponendosi a situazioni che provocano rabbia o disgusto. Prendendo per buono quest'assunto, ecco i miei consigli:

  • Mettetevi sulla Tiburtina nelle ore di punta
  • Fate la fila in posta il sabato mattina
  • Chiedete a un'amico podologo di farvi assistere ai suoi appuntamenti

Attendo foto con i risultati.  E centrifughe di mango e prezzemolo saranno un lontano ricordo.

 

di Irene Caltabiano

 
 
 

 

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La spesa al supermercato, dramma dei nostri tempi

Alla nevrosi non c’è mai fine.

Oggi, mentre tutti continuano a deliziarci con i post sulla vittoria del Referendum e su quanto siano contenti che abbia vinto il NO ( ma il voto non era segreto?) io festeggio un’altra vittoria personale. La scoperta che c’è qualche povero disagiato alla mia stregua che soffre dello stesso male: l’ansia da prestazione quando fa la spesa.

Anzi, ho letto che c’è addirittura chi, di fronte alla cassa, prova vero e proprio panico. Chi svuota la borsa, rovista fra le carte, crea un solco nello zaino pur di trovare la tessera giusta. Che, chiaramente, spunta al momento sbagliato. Così va a finire che il controllore dell’autobus ti consegna i premi della raccolta punti e la cassiera ti fa le multe. Insomma, l’ansia da supermercato, è catalogata come una vera e propria patologia.

Cari traumatizzati avventori, vi capisco. Andare a fare la spesa è come organizzare una strategia di guerra. Presto? No, ci sono gli anziani in prima linea. La loro giornata è talmente piena che devono per forza far la spesa alle 8.30 del mattino. Metti che poi si perdono la Clerici .

Tardi? C’è l’orda famelica dei dipendenti che ha già fatto razzia nello scaffale dei tramezzini. E nel mezzo la fauna umana più diversa: adolescenti in astinenza da pringles, gli scapoli, d’oro e di bronzo, che saccheggiano lo scaffale dei Quattro salti in padella, i barboni che comprano le casse di birra. E poi ci sono loro: i fantasmi della macelleria. Che tu debba prendere un kg di culatello e il vitello grasso per Natale o una triste e semplice crescenza, ci saranno sempre almeno venti persone davanti a te. Guardi con sconforto il numero 144 mentre il display segna il 28.  Di fronte, il deserto dei Gobi. Attendi pazientemente che la soave voce del salumiere arrivi al 143 mentre rifletti sul contattare Giacobbo per una puntata speciale di Voyager.

Un’altra categoria da non sottovalutare sono gli studenti fuori sede. Ammettiamolo, anche, se hai superato da tempo l’età in cui bisbocciavi fino alle 6 del mattino e ti risvegliavi 99 volte su cento a mezzogiorno, riverso sul divano di uno sconosciuto, c’è qualcosa, uno status symbol, che ti fa rimanere ancorato alla dolce vita universitaria: l’insalata in busta. La confortevole, accomodante lattuga già lavata e tagliata. Il problema è che in pole position, nello strettissimo corridoio che costeggia il banco frigo, c’è il pensionato in ciabatte, cha cammina al ritmo del Bolero di Ravel, mentre con la stessa flemma, tira fuori il foglietto con l’amorevole lista della spesa accuratamente compilata dalla moglie. La tenerezza dura un attimo, trasformandosi in ira pura quando vedi che il ventenne con ancora qualche accenno di acne sulla faccia ha appena prelevato l’ultima busta di radicchio. Mai una gioia, nemmeno se si tratta di insalata.


Nonostante il fallimento dell’operazione Iceberg, sorridi al pensiero dello yogurt col miele che la dieta, fortunatamente, consente.  Al settimo cielo, cominci a fare man bassa di quella delizia casearia. Poi ti giri e vedi Miss Fitness & Wellness, con i muscoli d’acciaio, i capelli stirati e il carrello pieno di budini al cioccolato. Poi guardi il tuo riflesso nel banco frigo, la matita sbavata dalla sera prima, la molletta dei peggiori bar de Caracas e ti chiedi dove hai sbagliato. Infine, ringrazio di non essere alta per non subire la triste sorte degli spilungoni, manipolati dalle astute ottantenni per prelevare il pomodoro San Marzano dagli scaffali più alti.

Il momento clou però è quando arriva il turno alla cassa. La commessa ha sempre il gomito più veloce dell’Ipercoop, e, mentre tu stai ancora mettendo sul nastro gli ultimi cereali alla crusca, lei è già pronta con lo scontrino. Questo ti pone in una condizione di scelta improrogabile. 

Opzione uno : Mollare i prodotti che stavi per imbustare, mentre il puzzolente sacchetto bio ti si sta sciogliendo in mano, suscitare lo sdegno inesorabile del cliente successivo e scavare nella borsa –zaino per trovare la tessera, mentre la commessa ti guarda come fossi l’ultimo esemplare di bradipo sulla terra. Pagare, insozzando la tua carta di credito di pezzi di busta.

Opzione due: Pagare mentre il cliente successivo ti guarda male perché sa che il tuo ritardo nell’operazione di imbustamento si sommerà inevitabilmente al suo. E i suoi mandarini saranno pieni di pezzi di busta sciolta.

Opzione tre: ordinare a domicilio e passa la paura. 

 

di |rene Caltabiano- Blogger stressata

 

 

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