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Gusto e salute: gomasio batte sale 16 a 1

Imbandire una tavola tralasciando il sale è come vivere una giornata di primavera in bianco e nero

Specularmente, l’eccesso, in entrambi i frangenti, non è affatto auspicabile. Le ripercussioni sul corpo sono innumerevoli: per citarne alcune, ipertensione e problemi cardiaci nel primo caso, e distacco della retina nel secondo.

SesamoLa buona notizia è che l’Oriente offre un’alternativa naturale al tradizionale condimento mediante sale. Parliamo del gomasio, un termine, questo, che deriva dalla combinazione dei nomi giapponesi degli ingredienti da cui viene ottenuto (goma = semi di sesamo, shio = sale) .

Anche la Corea sembrerebbe gradirlo, tant’è che gli viene riservato un termine ad hoc, Ggaessogum

 

 

Gomasio: quando un condimento composto è più della somma di due elementi

GomasioI benefici apportati sono svariati, ed interessano differenti parti del corpo: il sistema nervoso, reni e fegato e intestino. Il gomasio fornisce una quantità apprezzabile di elementi utili per la salute (vitamine B1, B2, B6, A, D, E, sali minerali, calcio, ferro, ed Omega 3/Omega 6). Il merito, in questo caso, va al sesamo, senza dubbio il più efficace dei semi oleosi.

Contestualmente svolge una funzione disintossicante, aiuta a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo, supporta il sistema immunitario, previene la sensazione di nausea e contrasta gli spasmi.

Il gomasio è quindi la soluzione perfetta, a costo zero (per il corpo), in termini di riduzione dello iodio contenuto nel sale? Sì, a patto di non esagerare con le quantità, in quanto il sesamo è un seme dall’alto contenuto energetico (570 calorie per 100 grammi).

Risparmiare preparando il gomasio a casa

Fare da se, in questo caso, è più semplice di quanto si possa pensare. È sufficiente tostare brevemente in padella i semi di sesamo, e poi schiacciarli in un mortaio, così da determinare la fuoriuscita dell’olio, che, poi si ingloba ai cristalli di sale.

Così, pur contenendo una certa quantità di sale (generalmente il rapporto è gomasio:sale = 16:1 ), il condimento ne attutisce l’impatto negativo sull’organismo.

Alga-Wakame…e per chi vuole sperimentare impreviste variazioni sul tema, c’è il gomasio ottenuto dal sesamo nero, e quello prodotto a partire dalle alghe (Nori, Wakame, Dulse), particolarmente adatto a chi vuole prepararsi in anticipo ad alleggerire il corpo dagli indumenti (e non solo) a partire dalla primavera.

 

 

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

 

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Ovie, il dispositivo che ti informa su quanto “resta da vivere” a quello che hai in frigo

Ci sono cibi naturalmente candidati a finire nell’immondizia

È una sorte, questa, che accomuna prodotti dal contenuto calorico più disparato. L’ovetto spaiato, il pesce lesso cucinato in quantità industriali in un’inconsueta fase salutista, la vellutata di fave consigliata da un’amica, e le rimanenze dell’abbuffata domenicale gentilmente offerte dalla prozia. Ogni volta, mentre rovesci il tutto nella spazzatura, ti riprometti che la volta successiva le cose andranno diversamente, ma poi…

Pigrizia e scarsa conoscenza delle caratteristiche degli alimenti sono due tra le principali cause dello spreco. Fortunatamente c’è Ovie, un dispositivo che tramite app smartphone informa sul cibo che sta per andare a male e che quindi va consumato in tempi rapidi.

Chi ha ideato Ovie e come funziona?

OvieIl dispositivo, che interagisce con Alexa, l’assistente vocale di Amazon, è stato lanciato da una startup di Chicago che è riuscita a raccogliere attraverso la piattaforma di crowdfunding Kickstarter circa 65mila dollari.

Ovie funziona attraverso contenitori intelligenti muniti di pulsante (SmartTag) supportati da tecnologia bluetooth. Le condizioni del cibo saranno segnalate attraverso un campanello luminoso che diventa verde, giallo o rosso. In quest’ultimo caso bisogna fare particolare attenzione, perché significa che è stata superata la data di scadenza.


Per attivare il sistema Smarterware su cui si fonda Ovie è sufficiente premere il pulsante e informare Alexa del cibo che si sta conservando in frigo. “Al resto”, come si legge sul sito della startup, “penserà il dispositivo”.

Ovie invia una volta al giorno le notifiche al telefono, all’orario scelto dall’utente, dunque non c’è il rischio di subire un sovraccarico di informazioni.

Oggi lo spreco è purtroppo una realtà. Ogni anno nel mondo viene buttato via quasi un miliardo e mezzo di tonnellate di alimenti. Negli Stati Uniti si arriva al 40% circa, che equivale a 2 su 5 buste della spesa.

Lo spreco pro-capite di cibo nel Regno Unito è di 110 chili all’anno, a fronte dei 109 degli Usa e dei “soli” 108 dell’Italia.

Intervenire per arginare questa emorragia di risorse è un imperativo morale, tuttavia, difficilmente lo si potrà fare su vasta scala attraverso elettrodomestici smart, in quanto hanno costi proibitivi. Potrebbe essere interessante, invece, il ruolo giocato da dispositivi quali Ovie. Contestualmente, però, sarebbe necessario potenziare iniziative volte al recupero dei prodotti ancora commestibili.

Ad esempio Co-op, cooperativa di consumatori britannici, ha introdotto nei suoi punti vendita una corsia dedicata alle offerte su alimenti che avevano oltrepassato la data consigliata per il consumo.  L’iniziativa ha riguardato inizialmente scatolame e cibi secchiA Colonia, in Germania, nel 2017 è stato invece lanciato The Good Food,  un supermercato in cui vengono venduti  prodotti “salvati” dall’immondizia. Frutta e verdura che per motivi estetici sono scartate dai mercati tradizionali, e alimenti la cui data di scadenza sta per passare, o lo è già da poco. “Il nostro obiettivo è far sì che il cibo arrivi nel piatto, anziché finire nel cestino”, si legge nel sito di The Good Food. Piccole buone prassi diffuse localmente potranno innescare l’effetto passaparola e porre un freno agli sprechi dilaganti? Lo sapremo tra qualche decennio. Intanto, nel nostro piccolo, potremmo evitare di cadere in tentazione ogni volta che ci troviamo difronte a un “imperdibile” tre per due

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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Porta il verde dentro casa con un giardino verticale

A salvarci dall’isterica incertezza di questi tempi può essere solo la bellezza

Meglio se a chilometro zero. È per questo che arrediamo le nostre case con stampe che riproducono capolavori dell’arte, con complementi realizzati su misura da professionisti, e con foto scattate in occasione dei momenti più importanti della nostra vita. Oggi è possibile concedersi anche un concentrato/distillato di bellezza verde indipendentemente dal numero di metri quadrati in cui viviamo, e, soprattutto, indipendentemente dal fatto di disporre di un giardino.

Chi l’ha detto che gli sfortunati (spesso loro malgrado) costretti a vivere in minuscoli monolocali, o, peggio ancora, a condividere appartamenti al sesto piano senza balcone con una manciata di estranei debbano ANCHE subire passivamente un ambiente spoglio e sconfortante somatizzandone l’angoscia?

I giardini verticali rappresentano una valvola di sfogo e concretizzazione della creatività, oltre ad essere un continuo allenamento al bello. Tutto questo si ripercuote, inevitabilmente, sull’umore, sulla salute, sulla pacifica convivenza con coinquilini e condomini…e sulle bollette.

Cos’è un giardino verticale?

Giardino-VerticaleSi tratta di una composizione collocabile in casa o all’aperto, che si articola in gruppi di piante disposte in tasche costituite da pannelli in feltro, in vasi ad hoc, o appoggiate direttamente al muro.

I giardini verticali hanno fatto la loro comparsa in Italia qualche anno fa, ed ora stanno, lentamente, prendendo piede. Negli uffici, dove la loro collocazione ideale è rappresentata dagli open space, negli androni dei palazzi condominiali a mo’ di cordiale benvenuto/arrivederci per chi entra e chi va via, e in casa. Queste composizioni green, infatti riescono ad animare e spezzare la monotonia/seriosità sia delle camere destinate allo studio che di salotti o cucine di impronta tradizionale.

Quali piante utilizzare per creare un giardino verticale?

Particolarmente indicate sono quelle aromatiche, come lavanda, origano, erba cipollina e rosmarino…senza dimenticare le molteplici varietà di peperoncino. A completamento possono essere realizzate composizioni con piante come la felce ed il ficus, caratterizzate dalla notevole resistenza anche alle condizioni ambientali più ostiche, piante grasse come il Sedum, e sempreverdi come l’aglaonema.

Quale manutenzione per il giardino verticale?

Solitamente le piante che lo compongono poggiano su uno strato di terriccio innaffiato con uno spruzzino o tramite metodo idroponico a goccia. In quest’ultimo caso si utilizza materiale inerte per definire il fondo, e acqua di irrorazione integrata con fertilizzanti.

Giardini verticali: perché?

Giardino-VerticaleCome anticipato, ci sono innumerevoli ottime ragioni per crearne uno in casa o all’esterno. Tanto per cominciare, non si contano più gli studi scientifici volti a dimostrare quanto efficacemente possa impattare il contatto prolungato/continuato con il verde sullo stato d’animo dell’uomo. Basta viaggi della speranza per ritagliarsi una manciata d’ore all’insegna della pace e del silenzio.

A scuola ci hanno insegnato che le piante filtrano l’aria, assorbendo l’anidride carbonica, la quale, invece, per l’organismo umano rappresenta una sostanza di scarto. I giardini verticali, quindi, sono dei veri e propri impianti (ecologici) di purificazione.

Non solo: garantiscono il perfetto isolamento acustico e termico. Dunque, niente più musica rock ascoltata furtivamente a volume bassissimo per evitare di scatenare l’ira funesta della gioviale vicina di casa. La presenza verde, inoltre, riduce il fabbisogno energetico finalizzato al riscaldamento ed alla refrigerazione. E il portafoglio ringrazia.

L’immagine comincia a galoppare? È normale. Scommettiamo che dopo aver letto questo articolo, non guarderai più con gli stessi occhi la tua casa/stanza…

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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