Lavoro flessibile, lavoro felice. L’esperienza bavarese
Vorreste entrare in ufficio alle 8 e uscire alle 14?
La contropartita di una sveglia più mattiniera del solito sarebbe particolarmente ghiotta. In pratica, un intero pomeriggio a disposizione per rilassarsi, coltivare hobby, incontrare gli amici o sbrigare incombenze varie.
In un’azienda bavarese, la Jobroller, che si occupa della ricerca online di lavoro, questo scenario è già realtà. I dipendenti hanno visto ridurre il monte ore, che è passato da 40 a 30, mantenendo inalterato lo stipendio. È stato inoltre possibile scegliere tra due turni: uno che si conclude in corrispondenza dell’ora di pranzo, e l’altro che va dalle 11 alle 17.
Più tempo libero? Te lo devi guadagnare…
L’allettante prospettiva, va precisato, implica concentrazione e dedizione totale al lavoro durante le ore trascorse in ufficio. Infatti ai dipendenti della Jobroller non sono permesse distrazioni social: l’uso di Whatsapp e Facebook e l’invio/lettura di email private sono vietati, come pure la fruizione della pausa pranzo.
“I risultati mi danno ragione; un dipendente che si diverte lavorando produce di più. Per quanto mi riguarda andremo avanti finchè il fatturato ci premierà. Mi piacerebbe che anche altre aziende avessero il coraggio di adottare questa filosofia” così Guenther Dillig, patron della Jobroller, al giornale Welt.
Tale esperimento si inserisce in un contesto come quello tedesco in cui il dibattito sulla flessibilità oraria è particolarmente vivace. Un esempio? Un sondaggio YouGov ha dimostrato che più di metà degli intervistati accetterebbe una riduzione dell’orario, anche a fronte di una ridefinizione dello stipendio.
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Flessibilità oraria: la “favola” della Graphistudio di Arba
Sebbene in Italia sia ancora difficile introdurre innovazioni nel sistema di organizzazione del lavoro, dal Nord Est arriva un’esperienza senza dubbio fruttuosa. Protagonista è un’azienda della provincia di Pordenone che produce ritratti e album fotografici per matrimoni.
200 dipendenti, il 70% dei quali costituito da donne, la Graphistudio di Arba ha adottato la flessibilità oraria già negli anni Novanta, e ora ne “incassa” i benefici effetti.
“Ho lavorato come dipendente anch’io, e dover timbrare il cartellino mi risultava inaccettabile. Lo vivevo come una catena, così per la mia impresa ho voluto adottare un approccio diverso”. Queste le dichiarazioni rilasciate a Repubblica da Tullio Tramontina, presidente e fondatore della Graphistudio.
Lavoro in team, condivisione degli obiettivi e niente sindacati. Il calcolo delle ore lavorate si fonda su ciò che ognuno segna: autogestione e responsabilizzazione sono le parole d’ordine. “Ovviamente non ho la pretesa di proporre un sistema perfetto, ma certamente si tratta di un meccanismo ben oliato. A dimostrarlo, il fatto che la creatività dei lavoratori è continuamente sollecitata e stimolata. Ogni giorno sul mio tavolo si raccolgono nuove idee da esaminare”.
Menefreghismo, negligenza e parassitismo sono certamente gli spauracchi peggiori per un imprenditore. A fomentarli, spesso, ci si mette anche un certo mix di sfiducia e diffidenza nei confronti dei dipendenti. Storie come quella della Graphistudio, però, dimostrano che consentire alle persone di svolgere i propri compiti con un certo margine di libertà fidelizza nei confronti dell’obiettivo comune da raggiungere. E la felicità è un moltiplicatore di risultati, una specie di “erba buona” capace di propagarsi, per contatto, da un ambito all’altro della vita. Essere appagati nel privato, risolti e rilassati, contribuisce insomma a rendere insaziabile la fame di “fare”.
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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