Somatizzazione: se zittisci (e colpevolizzi) la mente, il corpo urla

- Faccio tre gradini e ho l’affanno. I dolori al petto mi perseguitano. Sta per venirmi un infarto, lo sento

- Il solito melodrammatico! È che ti suggestioni facilmente, ogni giorno c’hai un sintomo nuovo. E sono tutti immaginari…

Somatizzazione-Formica-ArgentinaQuesto breve dialogo contiene due mezze verità, se uno dei due soffre d’ansia.  Questa, infatti, si manifesta spesso attraverso la somatizzazione (anche detta disturbo somatoforme): in pratica, la mente è attanagliata da una sofferenza che il soggetto NON si permette di esprimere condividendo le proprie emozioni, e così trasla/trasferisce il malessere sull’organismo nel suo complesso, o su  una parte specifica.

La somatizzazione si fonda spesso sulla credenza inconscia (ed erronea) che una malattia abbia dignità di esistere ed essere curata SOLO SE tocca il corpo. Il sentire comune larvato da stereotipi e luoghi comuni non accetta che la mente sia un organo, al pari di cuore, fegato e reni, con tutto ciò che ne consegue.

Il disfunzionale meccanismo della somatizzazione

“Che bella giornata, oggi. E io ho un sacco di cose da fare. Dopo il lavoro c’è il pacco da ritirare in posta, poi la tintoria, e la libreria per il libro prenotato. Devo riuscire a finire per le 18, così ci scappa una passeggiata al parco”.

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Questo è il pensiero tipo che attraversa la mente di un ansioso. Ed è in pessima e nutrita compagnia, considerando che – nella migliore delle ipotesi – otto ore sono dedicate al sonno, e nelle restanti sedici la mente ha un gran bisogno di riempirsi e tenersi occupata, per stare al passo del corpo (?) in perenne e febbrile movimento

Le emozioni che ne conseguono (tristezza, malinconia, inadeguatezza, rabbia) risultano inespresse e represse, ma non cessano di esistere. “Semplicemente” la mente si ritrova costretta a scaricarle su un’altra parte del corpo. Può trattarsi dello stomaco (non a caso definito secondo cervello), determinando quindi la classica sensazione di nodo, nausea e vomito, stipsi, diarrea, gastrite o reflusso gastroesofageo, del cuore, costretto a pompare il sangue più velocemente e quindi, suo malgrado, a causare affanno e manifestandosi sotto forma di battito accelerato. Oppure della testa (fate largo alle cefalee), dei muscoli (irrigidimento e pesantezza degli arti, formicolio), e della pelle (dermatite, psoriasi, orticaria).

 

Quale rimedio alla somatizzazione?

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Se un approfondito controllo medico e gli annessi esami dimostrano che il problema fisico NON ha origine organica, bisogna valutare la necessità di una terapia simultanea su due versanti: psicologico e fisico. Qualora infatti la sindrome ansiosa si sia cronicizzata, abbia radici profonde e ripercussioni decisamente invalidanti sulla vita quotidiana, non è sufficiente il solo supporto psicoterapeutico, la pratica meditativa ed il training autogeno. Si rende necessario anche un intervento farmacologico dietro consulto di uno specialista (psichiatra): il fai da te, in casi del genere, determina disastri, più che benefici.

In tempi come quelli odierni, caratterizzati da una pandemia che fatica a esaurirsi e da una guerra solo fisicamente lontana da noi, ma foriera di una pioggia di conseguenza ancora difficili da definire, ignorare la mente, e colpevolizzarla per le emozioni, anche negative, che ci restituisce, è una scelta sciagurata. Convivere con l’incertezza, ormai, è una scelta obbligata. Meglio procurarci le risorse necessarie per sostenerla, allora…

 

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

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