Allena il pensiero strategico ☝

Sei dei Gemelli? Allora non possiamo fidanzarci

Non è raro imbatterci in persone che credono nell’astrologia e che si affidano ad essa per prendere decisioni ed al suo potere di individuare i profili personali di un individuo e di fare previsioni.
 
Ci capita di essere coinvolti in discussioni divertenti sull’argomento ma la realtà è che l’astrologia viene realmente presa sul serio dalle persone, se pensiamo che esistono molte aziende che selezionano il personale sulla base del suo segno zodiacale e che personaggi di spicco prendono decisioni solo dopo aver consultato l’oroscopo.
   
Ora, queste persone possiamo definirle credulone ma esiste una ragione per la quale ci credono così tanto e questa potrebbe essere il personale bisogno di definire la loro personalità e quella degli altri, ed inoltre, il modo in cui percepiscono la realtà, modellando su di essa parte delle loro aspettative.
Partendo dal presupposto che per l'astrologia la conformazione del cielo (posizione di stelle e pianeti) può influenzare la vita del singolo individuo e che questa trova le sue radici in tempi antichissimi, secondo gli psicologi l’individuo che crede in essa lo fa perché così avrà la possibilità di "conoscere" una persona attraverso le caratteristiche attribuite genericamente al suo segno, comuni a molte altre persone, e questo per lui è molto rassicurante
 
In poche parole, perché fare tanta fatica per analizzare e capire l'altro, quando basta un semplice profilo zodiacale per sapere chi ci sta di fronte?
 
Ma a chiunque è capitato di pensare “questa volta ci ha proprio azzeccato!”. 
 
Questo  secondo gli psicologi, è dovuto al fatto che la mente ci "inganna" poiché esse  interpreta e adatta alla nostra situazione ogni informazione che raccoglie. Leggendo l’oroscopo la nostra mente tenderà a cogliere inconsapevolmente tutte quelle affermazioni che meglio si possono adattare alla nostra situazione, ricordando in seguito solo quelle.
 
Ed, infine c'è anche un altro motivo per cui a volte sembra che gli oroscopi ci “azzecchino”, e cioè che chi ci crede inconsciamente si comporterà in modo da farli avverare. L’essere predisposti psicologicamente a crederci influenza così tanto il nostro modo di vivere le situazioni da, talvolta, riuscire modificare la realtà. “Coloro che si sentono sfortunati si aspettano di essere trattati male dagli altri; ne risulterà quindi un atteggiamento difeso e scontroso che di conseguenza si attirerà l'antipatia. Al contrario di quello che succede per i "fortunati”.
 
Il meccanismo è dunque semplice
E cioè “per fare avverare una predilezione basta crederci”. 
 
Se una ragazza legge sull'oroscopo che il suo uomo ideale appartiene al segno dell'acquario, quando ne incontrerà uno si sentirà più forte, rassicurata dall'inevitabilità della conquista e saprà utilizzare al meglio le sue doti di seduzione e di simpatia, aumentando le probabilità di successo. 
 
Allora voi oroscopo dipendenti che ne pensate? date ragione agli psicologi o seriamente restate della vostra opinione?
 
 
 
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Ama la tua infelicità

 Ho letto sul blog di pensiero positivo una teoria molto interessante. "Inizia ad amare l'infelicità"
A chi ha temporaneamente smarrito l’entusiasmo per la sua vita, spesso viene consigliato da uno psicologo di dire che sta sempre bene, anche quando vorrebbe scoppiare in lacrime.
 
In questo studio invece si invita a fare proprio il contrario: amare la propria infelicità. L’amore è per eccellenza la terapia più potente che si possa applicare a qualsiasi malessere, che questo sia fisico, mentale o emotivo. Inoltre, ciò a cui non si resiste non persiste.
 
Ma come possiamo amare l’infelicità?
Non si deve confondere la parola amore con la gioia. L’amore è semplicemente accogliere ciò che è (sapendo che passerà).
 
Vediamo quali sono i 5 passi da seguire che l'autrice di questo pensiero ha seguito nei momenti più oscuri e difficili della sua vita, quando la luce in fondo al tunnel era nascosta dietro la nebbia delle paure.
 
  1. Preparati
    Non possiamo fare un passo in nessuna direzione evolutiva se non coltiviamo consapevolezza di noi stessi e dei nostri stati d’animo. Per allenare la nostra mente all’auto-consapevolezza, dobbiamo addestrarla a seguire il respiro e a rimanere concentrata solo su di esso.
  2. Allontana persone tossiche
    Tu sei l’unico padrone della tua vita. Taglia cordoni ombellicali. Elimina vampiri energetici.
    Rimbocca le maniche e diventa padrone di te stesso: dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, delle parole che escono dalla tua bocca, e delle tue azioni. Non sei un robot programmato, sei un essere perfetto e molto potente, fa che ogni pensiero, parola e azione rifletta questa tua maestosità. Come fare? Semplice, respira, calma la mente prima di pensare, dire, e agire.
  3. Sospendi il giudizio verso te stesso e verso tutto il mondo.
    Tu sei perfetto così come sei. Il mondo intorno a te è perfetto così come è perchè con le sue difficoltà ti porta a crescere e a evolverti nella versione più elevata di te stesso. Per fare questo puoi semplicemente sostituire qualsiasi tua imprecazione o frustrazione con “Tutto è perfetto, chissà dove sta il regalo questa volta?” Allena la mente a diventare curiosa, a pensare in maniera più aperta, più amorevole, più accogliente.
  4. Non negare a te stesso
    Quando sei consapevole di essere infelice, ma hai anche preso le redini della tua vita in mano, e hai imparato a vedere sempre regali nascosti ovunque, devi solo abbracciare l’impermanenza della vita. Osserva la tua infelicità in quel momento, senza entrare dentro la causa di essa, la storia scatenante, la colpa, la conversazione, la spiegazione. Non la spingere via per paura di soffrire, ovvero non negare ciò che provi. Tuttavia, non rimanere invischiato aggrappandoti ai suoi dettagli, ripetendoli cento volte, rimanendo dentro la storia per giorni. Solo silenzio, solo osservazione, e nota come la tua infelicità è semplicemente un vestito del giorno che tu puoi cambiare.
  5. Controllarsi
    Con un po’ di allenamento noterai che i passi precedenti possono essere eseguiti in maniera abbastanza rapida e che al termine del processo lo stato d’animo si è allentato, non è più al centro del palcoscenico, ci sei tu al centro, il tuo stato d’animo è semplicemente una comparsa che entra e che esce dalla scena.
La cosa più importante, che poi è il filo conduttore di tutti e cinque i passi, è l'infelicità!
Sembra assurdo, ma è proprio grazie a lei che le persone riescono a capire cosa non vogliono più nella tua vita!
Un respiro alla volta...
 
di Annalisa
 
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Philippe Petit, a passeggio tra le Torri Gemelle

Cos’è un ostacolo?Philippe_Petit

Magari una palla al piede … o forse un fiore non ancora colto. Potrà sembrarvi psicologia fai da te, buonismo da supermercato, e invece qualcuno ha deciso di farne la propria filosofia di vita.
 
Anzi dedicargliela per intero. Qualcuno le cui esperienze potrebbero insegnarci più di centinaia di libri messi insieme
 
Questo qualcuno è Philippe Petit, il pirata dell’aria, che, da quarant’anni, sfida il vuoto. Philippe Petit è, in poche parole, un funambolo. Probabilmente IL funambolo
 
«Uomo dell'aria, tu colora col sangue le ore sontuose del tuo passaggio fra noi. I limiti esistono soltanto nell'anima di chi è a corto di sogni». Emblematiche le parole che sceglie Petit per parlare di sé
 
I suoi occhi, vivacissimi, curiosi, allegri, comunicano l’ingrediente principale, per niente segreto, della sua vita. Una follia gentile, alimentata da un inesauribile (e insaziabile) stupore per il mondo. Funambolo sin dall’adolescenza, pensa – e agisce – da subito in grande
 
Nel 1971 attraversa la distanza tra i campanili di Notre Dame di Parigi camminando su un cavo. Segue analoga passeggiata a Sidney, e quindi lungo le Cascate del Niagara. Ma non gli basta. Perché si sa, l’appetito vien mangiando.
 
Philippe_Petit2«Pensavo che probabilmente sarebbe stata la fine della mia vita, camminare su quel filo. Però d’altra parte era qualcosa a cui non potevo resistere. E non feci alcuno sforzo per impedirmi di salire su quel filo. E la morte era molto vicina». Così Petit ripercorre l’impresa diventata il simbolo di tutta una vita, la traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center di New York.  
 
Era il 7 agosto 1974. «Sembrava che si muovesse su una nuvola», racconta la sua compagna di allora.
 
 
«Quando si cammina sul filo, si vede il mondo da un’altra ottica. Ma anche quella volta, così in alto nel cielo, riuscii a sentire le persone lì sotto, a migliaia. I miei amici più tardi mi hanno detto che sono rimasto a camminare sulla corda per qualcosa come 45 minuti. Fatto il primo tratto, arrivato dall'altra parte, ho controllato l'aggancio e appurato che fosse tutto a posto, mi sono seduto sulla corda. Essere su quella fune è come sentirsi un re seduto sul proprio trono». A quel punto Petit se l’era meritato, lo scrosciante e liberatorio applauso dei presenti.
 

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Approda in sala oggi The Walk, il film del regista Robert Zemeckis ispirato a Toccare le nuvole, la biografia del funambolo che ripercorre proprio quell’impresa. In passato, l’avevano raccontata il corto High Wire (1984) e Man on Wire, premiato con l’Oscar nel 2009 quale miglior film documentario.
 
Man_om_WirePhilippe ha bisogno di una sola cosa, per sentirsi padrone del mondo. Non si tratta dei cavi, ma del filo. «Anche se in francese la parola cable è più bella, è fil, una parola bellissima che rimanda al filo della vita. La cordicella rossa che vedete nel film la porto realmente sempre con me, per stenderla di fronte ai miei occhi e vedere dove poter collegare una fune tra un punto e un altro. Prima che si tenda è stupenda, forma quasi un sorriso. E se ci pensate bene che cosa fa un funambolo? Collega le persone, come quando camminai tra due luoghi dove le persone erano nemiche al di qua e al di là del filo, poi unite in un unico applauso». 
 
Una semplicità, una profondità di sguardo eccezionale. Straordinaria nel senso letterario del termine, perché proprio fuori dal comune. Che sia vero che osservare le cose dall’altro ci regali tutta un’altra prospettiva?
 

 
 
 
Franziska

 

 
 
 
 

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