Allena il pensiero strategico ☝

Che fatica crescere!

Il primo make up.
I primi tacchi.
Le prime autoreggenti.
I primi passi verso quella scoperta del proprio essere donna.
La femminilità che si faceva spazio tra felpe e scarpette da ginnastica.
Lo sguardo incuriosito dal corpo che si modificava; rotondità che prendevano forma: dapprima imbarazzavano ma pian piano diventavano causa di orgoglio.
I primi battiti di un cuore che nemmeno immaginava quanto ci avrebbe impiegato a lasciarsi andare sul serio.
Quel corpo da donna manteneva l’ingenuità di una bambina e la trattenne a lungo.
Già, coltivava il sogno, percepiva la vita come favola rosa ove i ruoli erano stabiliti e il futuro sembrava essere chiaro.
Eppure qualcosa andava cambiando.
Il mattino non aveva più lo stesso sapore.
Tutto ciò che fino a quel momento era sufficiente a rendere speciale una giornata cominciava a non essere più abbastanza!
Il pomeriggio passato a giocare donava un po’ del suo tempo all’atteggiarsi di fronte allo specchio;
Il tempo dedicato ai cartoni cominciava a dividersi con i telefilm che parlavano d’amore…
Il calore ricercato nell’abbraccio materno cominciava a essere evitato per dimostrare che si stava diventando grandi!
Niente più ninna nanne.
Niente più zucchero filato.
Niente più giochi.
La mente cominciava ad essere sollecitata da pensieri inconfessabili di cui un po’ ci si vergognava un po’ ci si spaventava.
Che caos percepiva il cuore!
Cambiava lo sguardo con cui osservava il mondo!
 
 E’ così che cominciano i problemi!
Cresci e il mondo improvvisamente ti rende noto che esserci è una gran fregatura!!!
Tutti i sogni e le speranze che avevi da bambina? Beh, puoi assolutamente buttarle via e faresti meglio a non pensarci più di tanto che tanto rammaricarsi non serve poi a molto.
 
Il primo chiaro segno sono i tuoi genitori che cominciano a pretendere all’improvviso che tu diventi una perfetta donna di casa.
L’odore di fregatura già comincia a farsi sentire forte.
 
Cominciano poi a pretendere che guardi almeno un telegiornale. Eh sì, devi cominciare a SAPERE cosa accade intorno a te.
 E lì il dramma si fa serio.
Insomma, che fine hanno fatto le risate e i lieto fine di favole e cartoni?
 
Vogliamo poi parlare della scuola? Cominci a sentirti a disagio a stare seduta accanto al tuo amichetto di banco che fino a quel momento odiavi e basta.
All’ improvviso? Che succede? Quell’odio dov’è finito? ti imbarazza e lo cerchi.
Devi sicuramente avere qualcosa che non va. 
Stai impazzendo, non ci sono altre possibilità.
 
Oltre al fatto che fino a quel momento l’obiettivo principale era essere la più brava e portare a casa ottimi voti. Poi tutto d’un tratto, meno fai e più ti senti una grande.
E ci vogliamo mettere il fatto che cominciamo a piangere? E non perché siamo cadute dalla nostra bici o perché la mamma o il papà ci hanno richiamate o perché non viene assecondato un nostro capriccio.
No… piangiamo e basta. Senza spesso essere consapevoli dei motivi.
Il cuore comincia a sentire una stretta strana.
Gli ormoni (che mica lo sappiamo cosa sono) impazziscono.
Ebbene sì!
 Diventare grandi è la cosa più sconveniente che esista!!! 
 
Se provo a ricordare la bambina che ero avverto una gran nostalgia.
 
Le lotte e le salite ripide cominciano presto. Anche se, forse per dono divino, una buona parte della mia ingenuità sono riuscita a tutelarla a lungo. 
Il che mi è costato caro in taluni casi ma mi ha permesso di non smettere troppo in fretta di dare fiducia alle persone e alla vita stessa.
Tuttavia mi manca quella me che sognava senza timore e con sana speranza.
E’ complicato stare al mondo, questo mondo che intrappola la nostra linfa vitale più spesso di quanto le permetta di fluire libera
Eppure la vera follia è che la voglia di credere ha ancora la sua dimora nell’anima e continua a sussurrare all’orecchio una dolce melodia; quella che ogni giorno mi e ci …fa scegliere di restare in piedi e conservare, senza dirlo a voce alta, uno sguardo timido che si rivolge in avanti curioso.
 
 
 

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Lui & Lei. L'amore è una questione di punti di vista

“Oggi a pranzo ho mangiato tantissimo.”
È grottesco come certe magre asseriscano di stramangiare quotidianamente senza essere mai colte in flagranza di reato: tramandano oralmente di banchetti ai quali hanno preso parte, di cene nelle quali hanno perso la dignità avventandosi su malcapitati buffet, di compleanni che hanno regalato loro 3-4 kg proprio lì, tutti sui fianchi.
Eppure non esiste un solo testimone che possa confermare questi accadimenti, non c’è una sola foto che le ritragga colpevoli di overdose da cibo né un video che riprenda quest’orgia calorica.
Lui e Lei.
Si guardano, si piacciono, ordinano.
Lui impavido si lancia su pizza con tonno e cipolla, non teme un imbarazzante post cena.
Lei, insalatina di rito.
Nell’attesa, Lui continua ad adularla, riempiendola di complimenti.
Lei è bravissima ad incassarli.
Già, perché è innata la capacità di una persona nell’accettare i complimenti, ringraziando senza scomporsi, facendo capire all’interlocutore che, nonostante ne abbia sentiti molti in vita sua, non ci si abitua mai.
Io, per esempio, risulto impacciata, goffa e, se qualcuno mi dice qualcosa di carino, finisce pure che mi incazzo.
Sono un’analfabeta nella gestione delle gentilezze, mentre Lei ha come minimo un dottorato.
Lui e Lei.
Scherzano, flirtano, aspettano.
Arriva la pizza grondante di vita e l’insalatina da obitorio.
Lui mangia, Lei lo guarda.
Lui le dice: “Ne vuoi una fettina?”
Lei risponde: “No, i carboidrati dopo le 17 non li mangio, poi è tutta unta..c’è pure la cipolla … no no, va benissimo la mia insalata”, e sorride mentre addenta un grissino.
Lui e Lei.
Mangiano, bevono, ridono complici.
Lei lo guarda.
Lui le dice: “Una fettina minuscola, non attenterà la tua linea perfetta”.
Lei risponde: “No, davvero. Sto scoppiando”.
Scoppiare di cibo immaginario, esplodere per ciò che mangiano altri, saziarsi di parole. È possibile?
Me lo chiedo seriamente, perché purtroppo a me succede l’esatto contrario e, se guardo una puntata di Masterchef con lo stomaco semi-pieno, dopo dieci minuti sto masticando il guscio Meliconi, fingendo che siano capesante.
Lui e Lei.
Si vogliono, si cercano, si parlano.
Lui taglia la pizza, Lei sorridendo gli dice: “Senti, ma giusto un pezzettino microscopico, così per rendermi conto delle schifezze che ingurgiti.”
Lui sorride e gliene taglia una fetta trasparente.
Lei sorride e si agita: “Ma è troppa!”
La fa comunque sparire in un decimo di secondo, come aiuti umanitari nel terzo mondo.
Lui sorride, Lei sorride: “È buona”, e se ne taglia un quarto.
Lui e Lei.
Teneri, belli, felici.
Al momento del dolce, lei ordina caffè al ginseng e lui un creme caramel.
Lui mangia, Lei lo guarda.
Lui le dice: “Vuoi assaggiare?”
Lei sorride, e risponde: “Ma sei pazzo? Lo sai quante calorie ha una cucchiaiata di questo dolce? Non basterebbe l’abbonamento triennale che ho fatto in palestra, per smaltirlo.”
 
Lui e Lei. Sorridono entrambi, nel loro gioco di ruoli perfettamente condotto.
Lui mangia, Lei sorseggia il caffè.
“Beh dai, ne assaggio solo un pezzettino, per avere in bocca un gusto dolce”, dice Lei.
Lui avvicina il piatto con il dessert verso di Lei, che senza respirare ne mangia più di metà.
Lei sorride, Lui un po’ meno.
Si alzano soddisfatti, Lei e Lui.
Lei sorride, Lui paga.
Lei e Lui.
Scopano, godono, sudano, si salutano.
Lei ripensa alla serata, Lui al kebab che sta per ordinare.
Lei sorride, Lui pure.
 

 

MANGIARE? MA SCHERZI?

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Piccole indicazioni stradali per Piazza del Sorriso

 
Sono alla guida della mia bella utilitaria nel bel mezzo dell’autostrada della Vita.
Prendo l’uscita di via del Dubbio.
La percorro osservandola con attenzione.
I colori non sono un granché mi portano sul bivio entro Via dell’Agitazione e via della Disillusione.
Così decido di fare inversione.
Procedo celere ma prudente.
In lontananza Via della Possibilità. 
Ci vado incontro.
Una serie di buche percorrendola.
Foro anche un pneumatico. Con tutte le difficoltà del caso (sono una frana in questo genere di lavoretti), lo cambio e mi rimetto in marcia.
Non mi accorgo di avere il serbatoio quasi a secco e la mia auto si ferma.
Arrivo a piedi alla stazione più vicina e mi procuro <> per la mia auto.
Riprendo la marcia ancora una volta.
Sono stanca.
All’angolo trovo un piccolo bar.
Decido di fermarmi. 
 
Il bar si chiama  "La scelta"
Recupero le energie e ancora, mi rimetto in marcia.
Mi ritrovo di fronte una deviazione.
Mi porta su via dell’Imperfezione.
E’ affollatissima e colorata. Non lo avrei mai detto me ne sono affascinata.
Giro poi su via Coraggio e subito dopo finalmente Via della Possibilità.
La percorro e mi conduce in una splendida Piazza.
Decido di restarci.
 
Si chiama "Piazza del Sorriso"
Non esiste una via unica e certa per riuscire ad essere sicuri di sorridere ogni giorno.
La vita ci mette continuamente a dura prova.
Tuttavia taluni dettagli possono rendere il nostro percorso più piacevole e soleggiato.
 
Vi riporto di seguito qualche piccolo indizio di direzione 
Punti di vista appresi durante la mia formazione di counselor. Nulla di complicato. Un semplice cambio di prospettiva… una inversione di marcia 
  • pensati e trattati come una persona che vale
  • non condannare te stesso per le cose che vanno male nella tua vita e non accettare di essere condannato dagli altri
  • aspettati ogni tanto di fare qualche errore
  • evita di paragonarti ad altre persone...
  • cerca di essere te stesso alimentando il "coraggio dell'imperfezione"
  • il passato non è una condanna senza appello, guarda al futuro con speranza e dai più valore alle emozioni”*
*lezioni master counseling non clinico ad indirizzo adleriano presso Istituto Alfred Adler Napoli
 
 
 

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