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Vado in vacanza: a chi lascio gli animali?

Qualcuno si ricorderà lo spot contro l’abbandono degli animali che aveva come protagonista il pornodivo Rocco Siffredi. La pubblicità recitava così: “Se lo abbandoni ti in####”.

Un messaggio un po’ forte, ma chiaro: d’estate, non abbandonare gli animali.

Andare in vacanza è un diritto sacrosanto, ma per chi convive con animali domestici organizzarla non sempre è così semplice. Partire per le ferie in compagnia di un gatto è molto diverso dalla scampagnata con il cane. Il cane può tranquillamente viaggiare con i padroni e ormai vi sono numerose strutture ricettive che li ammettono. Un gatto può restare a casa da solo per un paio di giorni senza difficoltà, per soggiorni più lunghi è bene che qualcuno vada a trovarlo quotidianamente.

Una soluzione alternativa, poco dispendiosa e vantaggiosa sia per gli animali che per i proprietari, è quella di affidare i nostri piccoli amici a un pet-sitter serio e professionale, il quale, dietro adeguato compenso, se ne prenderà egregiamente cura.

Certo, questo comporta un leggero innalzamento del budget da destinare alle vacanze, ma quando si adotta un animale bisogna prendere in considerazione anche questo aspetto. Se non si vuole spendere di più ci si può organizzare con altre famiglie con animali, andando in vacanza a settimane alterne per prendersi vicendevolmente cura degli amici pelosi.

Insomma, arrivare all’abbandono è proprio un atto di crudeltà e pigrizia, perché ormai trovare una soluzione per piazzare Fido o Micio durante le ferie si trova facilmente.

Ribadiamo ancora volta il concetto che adottare un animale non deve essere uno sfizio del momento, ma un impegno che può durare anche vent’anni verso un altro essere vivente.

Per facilitarvi il compito, qui potete trovare l’elenco delle strutture ricettive che accettano animali domestici. Andare in vacanza in compagnia del proprio migiore amico può essere molto piacevole, ma ricordatevi di rispettare le minime norme di buona educazione per non disturbare il soggiorno degli altri vacanzieri.

Vale

Ami gli animali? Ecco un ottimo metodo per arrotondare…

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Olio di palma: è davvero così pericoloso?

Sarà sicuramente capitato anche a voi di aver letto almeno un articolo in cui si demonizza l’olio di palma

Anche Report, il programma d’inchiesta di Milena Gabanelli, ha dedicato una puntata all’argomento.

Ma cosa c’è di vero?

L’olio di palma è un grasso tropicale, derivato dai frutti di alcune varietà di palme, che ben si presta, per le sue proprietà e il suo basso costo, all’industria alimentare. Lo troviamo in  tantissimi prodotti della grande distribuzione: biscotti, fette biscottate, cracker, merendine, creme spalmabili e via discorrendo. Sembra che l’olio di palma al momento sia il nemico numero uno da combattere nel campo dell’alimentazione: ma questa sostanza è davvero così dannosa come ci vogliono far credere?

A quanto pare sì, ha degli effetti collaterali che si ripercuotono sulla nostra salute e sull’ambiente, ma il quadro apocalittico che numerosi siti web dipingono è esagerato.

 

Si dice che sia responsabile, se consumato in dosi eccessive, di malattie cardiovascolari, questo a causa dell’alto contenuto di grassi saturi. In dosi eccessive è il punto chiave: anche il burro (seppur biologico, seppur prodotto a mano con il latte della mucca più felice del mondo) se assunto in quantità elevate, fa male.

Veniamo alla questione ambientale

La coltivazione intensiva di palme, concentrata soprattutto nel Sud Est Asiatico, ha causato una massiccia deforestazione, l’innalzamento dei gas serra, ha portato alla distruzione del naturale habitat di molte specie,  per non parlare dello sfruttamento dei lavoratori. 

Ma se all’olio di palma si sostituisse un’altra sostanza, le conseguenze non sarebbero le stesse? 

Forse il demone non è tanto questo famigerato grasso, ma l’industria alimentare, lo stile di vita occidentale che vuole tanti ipermercati arredati con scaffali strabordanti di squisite schifezze. Boicottare l’olio di palma, se dietro non c’è un’alternativa più sostenibile, se lo scopo non è un radicale cambiamento delle nostre abitudini, un ripensamento dei nostri consumi,  non è una soluzione.

di Vale B.

 

 
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Lampadine a basso consumo: e se fossero dannose?

Numerosi blog, siti di informazione e di ecologia stanno diffondendo un allarme. Pare che le cosiddette lampadine a basso consumo attualmente in commercio presentino in realtà consumi più elevati delle normali lampadine a incandescenza e che siano addirittura dannose per la salute.

Dove sta la fregatura?

La durata di queste lampade sarebbe ingannevole: le fantomatiche 10000 ore riportate sulla confezione sarebbero riferite ad un utilizzo continuativo che non tiene conto delle accensioni e degli spegnimenti quotidiani. In fase di accensione, infatti, queste lampadine subiscono una sollecitazione maggiore. Quindi, a conti fatti, le lampade a risparmio energetico avrebbero una durata inferiore rispetto a quelle classiche a incandescenza. Per non parlare poi dei problemi di smaltimento legati alla presenza del mercurio, altamente tossico se sprigionato nell’ambiente.

I rischi per la salute, oltre a quelli dati dal mercurio, sarebbero collegati all’emissione di radiazioni elettromagnetiche e di radiazioni UV: tra i danni, tumori della pelle, problemi cutanei, affaticamento della vista, problemi di concentrazione, diminuzione della produzione di melatonina, aggravamento, nel caso fossero già in corso, di patologie quali lupus, dermatiti, eczemi, autismo, epilessia…

Un quadro a dir poco allarmante, soprattutto se si pensa che ormai tutti hanno provveduto a sostituire le lampadine a incandescenza con quelle spacciate per “ecologiche”.

Insomma, siamo di fronte a un ennesimo complotto a danno degli ignari consumatori? La fonte di queste informazioni però non è facilmente individuabile: come ha già rilevato lo staff di Bufale un tanto al chilo, un potenziale rischio per la salute c’è, ma non così grave come si teme. In alternativa, per stare al sicuro, è possibile utilizzare le lampade alogene o a led, ma quanto tempo ci vorrà prima che vengano scoperti terrificanti effetti collaterali anche per queste? Forse dovremmo tornare ad utilizzare le candele, quelle vegan però, altrimenti avremmo il problema dell’ingiusto sfruttamento delle api e dell’inquinamento dovuto alla paraffina.

Vale

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