Lavorare 2.0

La ricerca della felicità di Chris Gardner

E’ possibile “ricercare la felicità” nel mondo del lavoro con una così grande crisi? Ma soprattutto può un figlio di nessuno, povero e senza particolari titoli di studio, scalare le vette dell’alta società e realizzare il suo sogno?  
 
Si! se credi nel “piano A, il B non esiste e fa sempre schifo”ci dice Chris Garden, broker e imprenditore, diventato miliardario, che ha ispirato il film “ la ricerca della felicità” interpretato egregiamente da Will Smith.
 
In un’ intervista tratta da “Huffington post”  (pubblicata il 29/10/2014) parla della sua costante “paura” che non va più via dopo aver vissuto per strada con suo figlio lavandosi in un bagno pubblico ed  aver avuto un padrigno che gli “puntava la pistola al cuore”, ma anche di passione e determinazione.
Chris crede ancora nella possibilità di realizzare i propri sogni anche se ciò avviene in una realtà un po’ diversa da quella che ha vissuto lui.
 
D: Gardner, in una crisi economica così dura e globale si può ancora sognare una storia di successo e mobilità sociale come la sua? 
R: Assolutamente. E quello che voglio fare per il resto della mia vita è aiutare le persone a realizzare i sogni e superare le difficoltà. Attenzione non parlo solo di giovani, ma anche, soprattutto, di persone di mezza età che hanno perso il lavoro e rischiano di non ritrovarlo. Oggi non esiste più la classe media e temo non tornerà. Ci sono i ricchi, gli ereditieri, i proprietari di aziende, quelli che dirigono il business e poi ci sono i poveri: quelli che hanno un lavoro umile e quelli che nemmeno ne hanno più uno. Io mi impegno ogni giorno perché questa divisione sia meno netta, perché tutti sappiano di avere le stesse opportunità. 
 
D:Compito non semplice… 
R: No, ma voglio che la gente si realizzi attraverso la sua passione, attraverso quello che ama. Mi creda, è possibile. Non è solo una questione di quello che puoi fare perché ne hai i titoli o le possibilità. È una questione di quello che davvero vuoi. La responsabilità di creare la vita che desideri è solo tua. Non esistono più i sussidi, gli aiuti. È tutto nelle tue mani. 
Il baricentro delle terre dell’opportunità sembra essersi spostato a Est: Emirati Arabi, India e soprattutto Cina. 
 
D: Esiste ancora il sogno americano? 
R: Certo, ma non è più solo negli Stati Uniti. Il sogno americano per gli americani ha perso di senso, oggi è qualche cosa di globale, senza confini. Bisogna avere una nuova visione.
Per anni si è diffuso il mito che per avere successo in America bastava la speranza. Beh, non basta. Ci vuole anche un piano. È vero che l’avidità delle banche non ha reso la società migliore, ma non c’è solo questo. Ho incontrato ragazzi che si riempivano la bocca con il movimento Occupy Wall Street senza nemmeno conoscerne i meccanismi.
Io occupavo Wall Street quando loro avevano ancora ciuccio e pannolino. Devono capire che in questo mondo non c’è solo l’1% che hanno in mente loro. 
 
D: Chi è il Chris Gardner di oggi?
R: Non ce ne è uno, ce ne sono migliaia. Ne ho visti tantissimi. Quest’anno ho girato il mondo intero almeno per due volte per aiutare le persone migliorare la propria posizione. Ce ne sono anche in Italia. 
 
D: E chi sono?
R: Ne ho in mente un paio, ma per ora non svelo niente. Nemmeno sotto tortura. 
 
D: Almeno un nome… 
R: No, non cedo, non voglio bruciarli. Garantisco che ne sentirete parlare presto. Si fidi! 
 
D: Va bene…Cosa fa oggi suo figlio Christopher Junior ? (all’epoca del tracollo di Gardner aveva 18 mesi. Nel film ha cinque anni per esigenze di dialoghi, ndr
R: Dice di lavorare con me. Lo dice poi farlo è un'altra cosa. Ha studiato al college perché voleva avere uno status, sa quanto è importante. La vera cervellona è mia figlia. È stata la prima della mia famiglia a laurearsi. Io ho cinque lauree, ma tutte honoris causa. Ho fatto il discorso di apertura della sua Facoltà, non potevo non guardarla e ricordarmi che fino a 300 anni fa i neri arrivavano in America sulle navi per gli schiavi. 
 
"Non permettere mai a nessuno di dirti che non sei bravo" Guarda il video

 
 
Simona
 
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Prima di cadere a picco mi invento un lavoro...

Sull'orlo del precipizio, per colpa della mancanza di un lavoro stabile, si ritrovano in tanti: poco importa se si tratta di un lavoro trovato e perduto, oppure di un lavoro mai trovato!
Come fare per cercare di stare in piedi?
Innanzitutto direbbero noti personal life coach come Anthony Robbins, «pensate positivo» e non pronunciate frasi del tipo: «non ce la farò mai».  La “negazione”, infatti, per questi formatori motivazionali ed esperti di PNL (programmazione neuro linguistica), risulta essere un deterrente al nostro affermarci in società. 
 
È dello stesso avviso anche l’esperto di ipnosi e di PNL, Paul McKenna, che terrà il 20 novembre 2015, nella città di Milano, l’incontro dal titolo La psicologia del successo - La ricchezza comincia dalla mente, che già si preannuncia affollatissimo. È questa una chiara manifestazione di come le persone desiderino trasformare la propria vita contando sempre più su sé stessi. «Perché alcune persone raggiungono più facilmente il successo, mentre altre faticano e sono costantemente in lotta con il denaro?», domanda Paul McKenna. Chissà quante volte ce lo siamo chiesti anche noi.  
 
La ricchezza secondo il personal coach life è una forma mentis, un modo di pensare e di comportarsi, che chiunque può apprendere. Di conseguenza il secondo, più concreto, passaggio per trovare un lavoro si fonde con la famosa frase «aiutati che Dio ti aiuta!».  In questa benedetta, difficile, società, dove la crisi avanza come un fiume in piena, bisogna iniziare a pensare di salvarsi da soli.  In che modo? Inventandosi un lavoro! Il gioco è centrare l’impiego giusto.
 
Tra gli esempi di chi ci ha provato? Figurano: architetti diventati famosi “decoratori di torte”! Laureati in agraria che hanno acquistato un piccolo appezzamento di terra facendolo diventare fattoria didattica; appassionati di cani che hanno aperto allevamenti di Rottweiler; ed ancora chi è riuscito come il friulano Marco Simonit, a diventare ricercatissimo “potatore” di vigne, dopo essersi inventato una tecnica di potatura ramificata rispettosa della natura.
 
di Mariagrazia Poggiagliolmi
 
 
 

 

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Laureato? Non esultare, ancora.

Già ti vedo, in posa per la foto, corona d'alloro in testa come il sommo poeta, tesi in mano e sorriso paresico sul volto. Sotto braccio la tua ragazza o magari la nonna, magari anche la nonna della tua ragazza.
Nell'occhio scintille di speranza si diramano radicandosi in sogni di un futuro illuminato da successi.
Magari hai ragione, ma prima ti aspetta la pratica forense. Che fai, non ridi? 
Fai bene.
 
Amico mio, hai sbagliato, ho sbagliato anch'io. Se è vero che le speranze sono le ultime a morire allora stai certo che prima di loro ci restiamo secchi noi.
Il percorso dopo la laurea in Giurisprudenza non è come pensi, al contrario, è esattamente come si dice.
Hai sostenuto una trentina d'esami, alcuni sensati, altri meno, alcuni estremamente complicati eppure... Tu, le fotocopie le sai fare?
No eh? Bene, allora devi imparare, subito, ora, fronte retro, due facciate per pagina, scansione continua, esclusivamente in bianco e nero! Mai a colori, MAI!
È meglio che non ti dica cosa succede se le fai a colori!
 
Ti piace camminare? 
Scuoti la testa, ti vedo confuso...
Già, dovrai camminare, molto, con scarpe inadatte, che non sfigurino in aula. Tutte le questioni di cancelleria spettano a te, ultimo arrivato: devi andare in tribunale ogni giorno. Lo studio è lontano? Nessun problema! Parti un po’ prima e cammini più velocemente. 
 
I cancellieri li conosci? 
Te li raccomando, sono persone affabili e simpatiche, molto competenti e disposte a darti una mano, all'estero, in Italia no, dovrai lottare, dovrai batterli sulla dialettica per ottenere le informazioni che servono al tuo dominus, dovrai aspettarli per ore mentre scompaiono per il caffè, e si sa che poi la sigaretta ci sta.
Hai fretta, per caso? Loro no, punto.
 
Notifiche, ricerca di atti scomparsi, depositi, ritiro di sentenze, pignoramenti, iscrizioni a ruolo.
Devi andare al Tribunale amministrativo? Spero per te che non sia estate: lì si entra solo in giacca e cravatta, e le udienze le devi seguire, se no il libretto non lo convalidano. Ti consiglio di rifarti al metodo «Superman» porta un ricambio da mettere una volta tornato in studio altrimenti rischi la disidratazione o un colpo di calore che poi arrivi e scambi il dominus per un fax e gli digiti sulla camicia il numero da comporre.
 
Il pomeriggio è diverso, si lavora in studio, si fanno ricerche e magari si scrivono atti, finché «ppuff» salta una lampadina. Non preoccuparti, c'è la segretaria che risolve la situazione, ti da dieci euro e ti manda a comprare un neon di un metro e mezzo dal negozio più vicino, solitamente a circa 2 km di distanza, a piedi. E con  quel bastone fluorescente in mano sembri proprio Darth Vader, Dott. Darth Vader. Per la sostituzione ci pensa il tecnico. Come no. Lui ha detto alla segretaria come fare e lei te lo spiega molto dettagliatamente: sali su una sedia, un collega te la regge e tu provvedi all'inserimento del neon.
 
Inizi a cambiare anche tu, parli diversamente: sostituisci la parola «oppure» con «ovvero», le tue conversazioni si imperlano di «altresì, ciò non di meno e quandunque fosse». 
Inizi ad avere incubi a sfondo giuridico, ti svegli la notte ansimante e sudato, allunghi la mano sul comodino prendi il codice civile e lo scaraventi contro la porta credendo che un ufficiale giudiziario ti osservi nel buio. Stai tranquillo la maggior parte delle volte è solo un brutto sogno. 
 
So bene cosa stai pensando: «Ne vale la pena, tutti i lavori comportano sacrifici, ma almeno a fine mese...»
No, forse non ci siamo capiti, a fine mese sei tu che devi ringraziare loro, di soldi non ne vedrai, se non per rimborsarti le spese che anticipi.
 
È davvero così? 
 
Spesso, ma ti posso assicurare che sarà anche un bellissimo periodo, lo studio diventa una famiglia e il non andarci diventa un peso.
Un consiglio, trova dell'umorismo in tutto quello che ti capita, abbiamo tutti bisogno di una storia da raccontare e le più divertenti sono tragicomiche.
 
Continua...

 

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