Lavorare 2.0

Home restaurant. E adesso tutti lo vogliono aprire!

Le nuove tendenze: si diffondono gli Home restaurant
Vi è mai capitato durante un  viaggio di piacere o di lavoro di desiderare un posto dove poter gustare una buona cucina, in un clima familiare, scoprendo i  gusti e abitudini del luogo i cui ci troviamo?
Se si, allora connettetevi e cercate un Home restaurant.
 
Non stiamo parlando di un classico ristorante, ma di una cena in casa in cui, il tutto, è gestito dagli stessi proprietari. 
E se è vero che in tutto il mondo l’Italia si distingue per l’ottima cucina e l’ospitalità, perché non fare di tutto questo una vera e propria professione?
 
Riservando uno spazio della casa agli ospiti, si potrà dimostrare loro la propria “arte culinaria” proponendo piatti sofisticati o semplicemente facendogli degustare piatti semplici della nostra tradizione da sempre apprezzati dai turisti.
Può essere  un lavoro secondario al nostro, in modo da trarne solo piccoli guadagni, oppure può essere la nostra principale professione.
 
Questa nuova tendenza si è già sviluppata in Europa ed esistono apposite reti che la diffondono sul Web vedi l’olandese Dine The dutch (www.dinewiththedutch.com) e la francese Hidden Kitchen (www.hkmenus.com) e l'italiana gnammo.it 
Presto arriverà anche attraverso Airbnb.
 
Basta un clik e si prenota.
Mia moglie è un’ottima cuoca e anche io ho imparato tanto dagli chef che guardo in TV. Abbiamo un po’ di spazio in casa, nel quale affittiamo camere per turisti. Molti ci chiedevano dove potevano mangiare. Allora molte persone hanno pensato di ospitarli a cena.
 
Venti euro menu fisso. Spaghetti all’Amatriciana, rigatoni alla carbonara, cacio e pepe, gricia, puttanesca, abbacchio alla romana, baccalà e scamorze…
 
Si pagano tasse?
Rispondendo alle domande circa l’aspetto fiscale, specificano che è possibile svolgere tale attività lavorativa classificandola come “occasionale”, e dunque senza partita Iva, fino ad un massimo lordo di 5.000 euro annui. Laddove si dovesse  superare questo importo sarà sufficiente aprire una Partita Iva.
Aggiungiamo che sul reddito generato, non superiore ai 30.000 euro annui, è previsto il regime agevolato dei minimi. 
 
E si guadagna?
Per chi lo fa non è una vera e propria attività: Usiamo i guadagni per arrotondare, pagarci le spese di casa (tra bollette, Imu), rispondono alcuni "ristoratori a casa"
Alla domanda se tutti possono farlo? "Se vuoi farlo, devi sacrificarti (venerdì e sabato passati a casa…). Devi amare la cucina e comunicare. Un piccolo segreto? Informarsi e raccontare aneddoti sui piatti cucinati. Diventare, insomma, una guida 
 
Simona
 
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Evasione: come uscirne?

Evasione, evasione ed ancora evasione! Non si sente parlare d’altro! 
Intanto i soliti noti, lavoratori dipendenti e pensionati, pagano. 
Chi può evade! Eppure sarebbe così semplice attingere da altre fonti!
 
Se un lavoratore dipendente con qualifica o livello di funzionario, quadro o dirigente, rispettivamente grosso modo, parte da una retribuzione annua che si aggira tra i cinquantamila euro e più, mi domando e dico, come è possibile che esistono ancora dichiarazioni dei redditi di lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e piccole imprese che riportano redditi da “indigenti”? Come è possibile che non saltano all’occhio macroscopiche discrepanze? 
 
Perché non si fanno allineare i redditi dichiarati da queste categorie almeno a quanto dichiarano la fascia su citata dei lavoratori dipendenti?  
E’ una questione etica! Chi dichiara di meno, usufruisce del Welfare pensato per chi ne avrebbe effettivamente bisogno e fa lievitare i costi per tutti gli altri, dei servizi indispensabili, dalle prestazioni mediche all’ istruzione, dalla sicurezza all’ambiente.
Il paese deve crescere, ma con l’aiuto di tutti. Lo Stato deve fare la sua parte, deve garantire equità, soprattutto fiscale. 
 
“E’ bello pagare le tasse”, ancora oggi molto sbeffeggiano questa affermazione dell’allora Ministro delle Finanze Padoa Schioppa. Se si capisse che pagare le tasse non è da stupidi, ma è un dovere, perché i servizi senza di esse non possono erogati ed è giusto che chi guadagna di più deve dare di più, che è sbagliato trincerarsi dietro; “ma non tutti lo fanno”, “io pago e gli altri rubano”, “già do tanto allo Stato” potremmo pagare tutti meno ed avere più servizi.  
 
di Marinella Amoroso
 
 

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Il sogno dei nuovi adolescenti”diventare videoblogger”

Avete un figlio adolescente? Passa le sue giornate davanti al pc ma non sapete cosa sta facendo? Date uno sguardo e scoprirete che guarda video e gioca a minecraft, oppure  ne sta postando uno ispirandosi ad episodi di vita quotidiana.
Cosa sogna? Di diventare un videoblogger!
 
E quando gli domanderete che diavolo è, vi parlerà del mitico, inimitabile e fantastico Favij.
 
I primi video blogger sono comparsi in Europa ed in America già nel 2010. In Svezia, ad esempio, c’è Felix Kjellberg in arte PewDiePie, 25 anni, che posta video su YouTube, testando video games. 
E’ se tutto ciò sa di stupidaggine ed inutilità sappiate che questo blogger ha circa 32 milioni di fan e  guadagna 4 milioni di dollari all’anno. 
 
Ma veniamo all’Italia!
Lorenzo Ostuni, ossia Favij, ha solo 19 anni, ed ha già capito come monetizzare i suoi video di recensione videogiochi su YouTube. Risultato? Ha un milione di fan e i suoi guadagni stimati sono di 400mila€ all'anno. 
Dunque, mentre il fenomeno si diffonde anche in Italia cresce il desiderio dei ragazzi di imitarli. Il “come” ce lo spiega  Giulio Gaudiano in un’intervista rilasciata, a Milionair. 
 
  1. Studia il mercato.
    «Bisogna capire quali sono i video di successo, gli argomenti di richiamo, i trend vincenti. YouTube mette a disposizione tutorial gratuiti online per realizzare video, rilascia attestati e ai migliori dà anche risorse per formarsi ulteriormente. Ha realizzato un vero e proprio hub per creativi. Tutti gli strumenti e le informazioni qui: https://www.youtube.com/yt/creators/it/creator-benefits.html
  2. Butta giù l’idea.
    «Bisogna avere un progetto semplice, immediato che si possa spiegare anche al panettiere.
    Come trovarlo? Funzionano i tutorial, cioè i video che insegnano a fare qualcosa. Per trovare i trend vincenti (https://www.google.it/trends/?hl=it)». Dopodiché bisogna dare un valore al proprio progetto (risponde a una necessità reale?), identificare il target (a chi possono interessare i nostri contenuti?), fare ricerche di mercato sul Web e infine, iniziare a parlarne con i nostri amici (dimostrano interesse?)
  3. Apri il canale.
    «Aprire un canale YouTube è semplice e immediato, ma non banale. In primo luogo, bisogna identificare un brand e scegliere se usare il proprio nome o uno di fantasia. Fondamentali grafica e immagine, che devono essere professionali e di qualità».
  4. Procurati l’attrezzatura.
    La buona notizia è che bastano una webcam e uno smartphone. Molti temono che la qualità non sia all’altezza, ma su YouTube vanno forte i video amatoriali. Quello che è importante è la qualità del suono. Per fare bei video HD basta una webcam da 60 euro. Il passo successivo è procurarsi una fotocamera Reflex che dia la possibilità di cambiare gli obiettivi. Alla videocamera si possono (gli addetti ai lavori consigliano una Canon, 500 euro circa) si possono aggiungere luci a led, cavalletto e microfono per un investimento totale intorno ai 1.000 euro.
  5. Buttati nella mischia.
    «L’importante è cominciare, senza preoccuparsi di realizzare video perfetti. La qualità è importante, ma ben più importante è la forza delle idee. Il tempo è un alleato» continua Gaudiano.
  6. Abilitati alla monetizzazione.
    «Per diventare partner di YouTube, quindi guadagnare dai propri video, non devi fare altro che chiederlo a YouTube nella sezione dedicata ai partner. La risposta dipende dal numero di visualizzazioni dei propri video, potenzialità del canale, attrattiva del tema, assenza di notifiche per violazione di copyright».
  7. Scegli il modello di business.
    a) Pubblicità. Per ogni video, si può scegliere il tipo di pubblicità (spot, banner), la sua collocazione (prima, dopo, durante) e la tipologia (saltabile o meno). Una quantificazione attendibile. Un euro di guadagno ogni mille visualizzazioni. Il pagamento è mensile, via bonifico.
    b) Affiliazione ad Amazon. Chiunque può registrarsi e ottenere un proprio codice. Si guadagna dal 5 al 15% di tutto quello che le persone sono andate su Amazon su nostro consiglio hanno acquistato.
    c) Product placement. E’ possibile trovare in prima persona le aziende che potrebbero essere interessate a pubblicizzare i prodotti sul nostro canale.
    d) Marketing aziendale. Consulenti, professionisti, artigiani, possono aprire un canale e promuovere i loro servizi.
 

 

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